Translated by Nadia.
Owen e` di solito molto chiaro fin dall'inizio riguardo a cio` di cui vuole parlare e riguardo al punto che egli vuole dimostrare ai suoi lettori. Il suo saggio riguardante il peccato insito e` accurato. Egli comincia dicendo,
E` del peccato insito che intendiamo trattare1 col suo potere, efficacia e effetti, e come tale nei suoi residui nelle persone dopo la loro conversione a Dio.
Per parlare del potere del peccato insito nei credenti, Owen ha scelto come suo testo Romani 7:21. Mentre egli ha deciso di non perdersi nelle dispute e contese circa il principale scopo dell'apostolo in Romani 72, nondimeno egli prende il passaggio (i.e., 7:21) come riferentesi al potere del peccato insito in una persona rigenerata per la quale l'apostolo e` un esempio:
Al momento io non entrero` in quella disputa, ma assumo che questo possa essere innegabilmente provato e dimostrato, vale a dire che e` la condizione di una persona rigenerata, con riferimento al residuo potere del peccato insito, che e` proposta e esemplificata per mezzo e nella persona dell'apostolo stesso3.
Dobbiamo ora presentare Romani 7:13-254 in entrambe le Bibbie, Greca e Inglese (NET Bible);
13ToV ou ajgaqoVn ejmoiV ejgevneto qavnato; mhV gevnoito: ajllaV hJ aJmartiva, i{na fanh'/ aJmartiva, diaV tou' ajgaqou' moi katergazomevnh qavnaton, i{na gevnhtai kaq* uJperbolhVn aJmartwloV hJ aJmartiva diaV th' ejntolh'. 14Oi[damen gaVr o{ti oJ novmo pneumatikov ejstin, ejgwV deV savrkino eijmi pepramevno uJpoV thVn aJmartivan. 15o} gaVr katergavzomai ouj ginwvskw: ouj gaVr o} qevlw tou'to pravssw, ajll* o} misw' tou'to poiw'. 16eij deV o} ouj qevlw tou'to poiw', suvmfhmi tw'/ novmw/ o{ti kalov. 17nuniV deV oujkevti ejgwV katergavzomai aujtoV ajllaV hJ oijkou'sa ejn ejmoiV aJmartiva. 18Oida gaVr o{ti oujk oijkei' ejn ejmoiv, tou't* e[stin ejn th'/ sarkiv mou, ajgaqovn: toV gaVr qevlein paravkeitai moi, toV deV katergavzesqai toV kaloVn ou[: 19ouj gaVr o} qevlw poiw' ajgaqovn, ajllaV o} ouj qevlw kakoVn tou'to pravssw. 20eij deV o} ouj qevlw »ejgwV¼ tou'to poiw', oujkevti ejgwV katergavzomai aujtoV ajllaV hJ oijkou'sa ejn ejmoiV aJmartiva. 21euJrivskw a[ra toVn novmon, tw'/ qevlonti ejmoiV poiei'n toV kalovn, o{ti ejmoiV toV kakoVn paravkeitai: 22sunhvdomai gaVr tw'/ novmw/ tou' qeou' kataV toVn e[sw a[nqrwpon, 23blevpw deV e{teron novmon ejn toi' mevlesin mou ajntistrateuovmenon tw'/ novmw/ tou' noov mou kaiV aijcmalwtivzonta me ejn tw'/ novmw/ th' aJmartiva tw'/ o[nti ejn toi' mevlesin mou. 24Talaivpwro ejgwV a[nqrwpo: tiv me rJuvsetai ejk tou' swvmato tou' qanavtou touvtou; 25cavri deV tw'/ qew'/ diaV *Ihsou' Cristou' tou' kurivou hJmw'n. [Ara ou aujtoV ejgwV tw'/ meVn noiVŸ douleuvw novmw/ qeou' th'/ deV sarkiV novmw/ aJmartiva.
7:13 Cio` che e` bene divento` dunque morte per me? Assolutamente no! Ma il peccato, per rivelarsi peccato, produsse morte in me per mezzo di cio` che e` bene cosicche`, grazie al comandamento, il peccato apparisse assolutamente iniquo. 7:14Noi sappiamo infatti che la legge e` spirituale, ma io sono di carne, venduto come schiavo al peccato.7:15 Io non capisco infatti cosa sto facendo, perche` non faccio cio` che voglio e faccio invece cio` che detesto. 7:16 Ora, se io faccio cio` che non voglio, ammetto che la legge e` buona. 7:17 Quindi non sono piu` io a farlo, ma il peccato che vive in me. 7:18 Io so infatti che in me, cioe` nella mia carne, non esiste alcun bene. Infatti voglio fare il bene, ma non posso farlo. 7:19 Pertanto io non faccio il bene che voglio, ma faccio proprio il male che non voglio.7:20 Ora, se io faccio cio` che non voglio fare, non sono piu` io a farlo, ma il peccato che esiste in me. 7:21 Trovo cosi` la legge che quando voglio fare il bene, il male esiste con me.7:22 Infatti mi diletto nella legge di Dio nel mio essere interiore, 7:23 ma vedo una legge diversa nelle mie membra che muove guerra contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che e` nelle mie membra. 7:24 Che uomo sventurato sono! Chi mi liberera` da questo corpo di morte?7:25 Siano rese grazie a Dio, per mezzo di Nostro Signore Gesu` Cristo! Dunque io stesso servo la legge di Dio con la mia mente, ma con la mia carne servo la legge del peccato.
Ci sono fondamentalmente quattro punti che Owen vuole dimostrare nel suo esame di Romani 7:21. Essi sono: (1) il peccato insito nei credenti esercita potere e ha efficacia. Questo e` evidenziato dal fatto che l'apostolo ne fa riferimento come a una legge (cf. anche v.23); (2) il modo in cui Paolo venne a scoprire questa legge, cioe`, l'ha trovata; (3) la disposizione o attitudine del cuore di Paolo quando egli trovo` questa legge del peccato, cioe`, egli voleva fare il bene, e (4) lo stato e attivita` di questa legge quando l'anima vuole fare il bene, cioe`, Paolo dice esiste con me.
Paolo dice che egli trova il peccato come una legge. Cosa vuole dire con questo? Ebbene, dice Owen, ci sono due modi in cui possiamo comprendere il termine legge. Per prima cosa, una legge spesso si riferisce a una direttiva o regola. Vale a dire che legge, intesa in questo modo, si riferisce a comandi morali che dirigono una persona a fare una cosa e ad astenersi dal farne un'altra. La legge, da questo punto di vista, mentre dirige interiormente, e` essa stessa esterna alla persona.
Ma c'e` un diverso e connesso modo di parlare di legge. Puo` essere cioe` vista come qualcosa di morale e innato, un principio se vogliamo, che costantemente induce una persona ad agire in un modo o in un altro. Owen dice,
Il principio che e` nella natura di ogni cosa, che la muove e la porta verso la propria fine e riposo, e` chiamato la legge di natura. A questo riguardo, ogni principio innato, che induce e urge verso operazioni o azioni in accordo con il principio stesso, e` una legge.5
Per questa ragione, Paolo fa riferimento al lavoro di santificazione dello Spirito nella vita del credente come a una legge (Rom 8:2) in quanto e` costante, efficace, e ci spinge verso convinzioni e azioni in accordo con tale lavoro, cioe`, convinzioni e azioni proporzionate e dirette verso la santita`.
Ora e` vero, come Owen fa notare, che il termine legge e` usato un modi diversi in Romani 7. Qualcuno potrebbe sostenere che cio` che Paolo intende qui per legge e` semplicemente condizione o stato. Ma questo non produce alcun reale cambiamento nel significato che Owen sta portando avanti per Romani 7:21. In altre parole, dire che l'esperienza di Paolo fu di trovare il peccato come una condizione esistente quando egli voleva fare il bene non altera seriamente il significato. Comunque e` importante notare che in Romani 7 ogni volta che il termine legge viene usato in relazione al termine peccato esso punta alla natura e potere del peccato stesso. Il peccato agisce come una legge innata ed e` molto potente nel produrre i propri risultati.
Da un rapido sguardo a Romani 7:23 riceviamo una piu` chiara impressione di cio` che il termine legge significa quando viene usato in relazione col termine peccato in Romani 7. Il passaggio dice, Ma io vedo una legge diversa nelle mie membra che muove guerra contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che e` nelle mie membra. Quando Paolo dice che vede una legge diversa nelle [sue] membra si riferisce all'essere e natura del peccato innato e quando dice mi rende prigioniero della legge del peccato che e` nelle [mie] membra si riferisce al potere e efficacia del peccato. Entrambe queste idee, secondo Owen, vanno trovate nel termine legge come appare in Romani 7:21.
Il punto che Owen vuole trarre da tutto questo e` che esiste un'estrema efficacia e potere nei residui del peccato insito nei credenti, con una costante attivita`verso il male.6 Sebbene il peccato sia una legge in loro non e` una legge per loro; il suo potere e` stato spezzato, benche` continui nondimeno a essere una legge: una legge che e` ancor piu` mortale quando giace quieta nell'anima. Ma verra` detto di piu` al riguardo nelle prossime sezioni.
In questa sezione Owen spiega il modo in cui Paolo venne alla realizzazione del peccato insito come una legge. L'apostolo conosceva il concetto e indubbiamente ne aveva sentito parlare e udito insegnare in precedenza. Ma Owen dice che questo non e` il tipo di conoscenza a cui Paolo si riferisce. Egli non sta parlando di sapere riguardo a qualcosa, come sapere riguardo a una persona, ma non averla mai incontrata. Piuttosto, egli sta parlando di conoscenza di qualcosa per esperienza personale, cioe`, ottenuta di prima mano. La verita` e` che egli trovo` la legge operante in se stesso. Owen spiega:
...una cosa e` per un uomo dire di conoscere in generale che esiste una legge del peccato; altro e` per un uomo avere esperienza del potere di questa legge dentro di se`. Viene predicato a tutti... Ma pochi sono coloro che la conoscono dentro se stessi...E questo e` cio` che l'apostolo afferma: non che tale dottrina gli e` stata predicata, ma che lui l'ha trovata facendone personale esperienza. Per un uomo scoprire la propria malattia e il pericolo derivante dai suoi effetti, e` diverso dal sentire parlare di una malattia a partire dalle sue cause.7
Il provilegio di avere un'esperienza di prima mano del peccato insito come legge appartiene solamente ai Cristiani,e ai Cristiani che sono spiritualmente sensibili. Il Cristiano che costantemente cede agli impulsi peccaminosi ne conosce per esperienza molto meno il potere e l'efficacia, che non il Cristiano che, grazie al potere dello Spirito (Rom 8:13), combatte con consistenza contro di essi.8 E` cosi` importante per il Cristiano il riconoscimento del peccato come una legge dalla grande forza, che Owen dice che esso e` il grande conservante di tutta la verita` divina nell'anima. Se perdiamo di vista questo, abbiamo perso di vista chi siamo e pertanto perdiamo di vista la grazia e la misericordia di Dio e il nostro bisogno di Lui. Owen completa questa sezione con la dichiarazione del suo secondo principio, vale a dire,
I credenti fanno esperienza del potere e efficacia del peccato insito. Essi lo trovano in se stessi; essi lo trovano come una legge. Esso ha un'efficacia che si auto-evidenzia a coloro che sono attenti a percepirlo. Coloro che non ne trovano il potere, sono sotto il suo dominio.9
Il modo per il Cristiano di percepire la presenza, il potere e l'efficacia del peccato insito, e` di cercare di obbedire alla legge morale di Dio per mezzo dello Spirito, la parola, la preghiera e le adunanze. Se i Cristiani hanno compreso correttamente e applicato questa legge di Dio, cosi` come la vediamo spiegata nel Discorso della Montagna e applicata da Paolo e dagli altri apostoli, essi realizzeranno presto il potere della legge contraria dentro di loro.
Pertanto la legge del peccato e` esattamente questo nei credenti: una legge che tenta di esercitare il proprio potere, influenza e punizioni. Deve pero` essere puntualizzato con chiarezza che la legge del peccato e` una legge nei credenti, ma non e` piu` una legge per loro (come nel caso dei non-credenti). Essi non cedono mai interamente alle sue richieste. Pertanto Owen dice che c'e` un'altra (e piu` alta) legge nei credenti, impiantata e mantenuta da Dio (Rom 8:1-2). Paolo si riferisce a questo quando dice che egli vorrebbe fare il bene. Questa affermazione si riferisce al costante e duraturo desiderio nel cuore di ogni credente di voler fare il bene. Owen mette in chiaro questo punto:
Voler far questo [cioe`, volere il bene] significa avere l'abituale tendenza e inclinazione della volonta` fissa su cio` che e` bene, cioe` moralmente e spiritualmente buono. 10
Da questa verita` Owen stabilisce il suo terzo principio, vale a dire che esiste nei credenti una costante e prevalente volonta` di fare il bene, mantenuta per merito della grazia, nonostante l'opposto potere di efficacia del peccato insito.11
Questo indica che la posizione del credente va vista in contraddizione con il non-credente. Il non-credente non ha dentro di se` tale disposizione creata da Dio. Egli e` morto nel peccato (Ef 2:1-3) e la sua volonta` e` sempre allineata col peccato (Rom 8:7). Questo non significa che egli non cerchi mai di fare il bene, ma che qualunque bene egli compia e` dovuto alla luce che egli possiede 12 e alla coscienza che lo pungola e talvolta persino rode. Owen dice che i deboli tentativi del non-credente di fare il bene sono lontani da un voler fare il bene. Essi non scelgono di fare il bene grazie all'eccellenza della cosa scelta e al suo valore per il miglioramento dell'anima, perche` tale ragionamento, comprensione e azione (cioe`, volere) non rientra nell'abilita` del non-Cristiano (cioe`, un persona priva dell'aiuto dello Spirito di Dio).
Ci sono due punti da chiarire riguardanti la volonta` di fare il bene che e` in ogni credente. Primo: secondo Rom 7:18 la volonta` di fare il bene e` abitualmente e permanentemente nel credente. Secondo: ci sono tempi e periodi per esercitarla. Paolo dice: quando vorrei fare il bene, riferendosi a specifici periodi in cui questo o quel bene va fatto o quel dovere eseguito.
Ora e` necessario che il Cristiano mediti sul fatto e comprenda che la volonta` di fare il bene incontrera` una controffensiva del peccato insito e che questa lotta e`, di per se`, normale nella vita Cristiana. Quando non c'e` esperienza di lotta, allora abbiamo un problema! Il peccato insito agisce sia contro la graziosa disposizione che e`costantemente presente nel credente (attraverso lo Spirito), sia quando il credente tenta di fare il bene. Il male, dice Paolo, si trova con lui quando egli agisce per fare il bene, cioe` obbedire al Signore. Questo porta al quarto punto di Owen, cioe` che il peccato insito e` efficacemente operativo nel far ribellare e tendere al male, nel momento in cui la volonta` di fare il bene e` in particolar modo attiva e sta facendo tendere all'obbedienza.13
L'apostolo Paolo descrive il conflitto nei credenti in Galati 5:17:
5:17 La carne infatti ha desideri che sono opposti allo Spirito, e lo Spirito ha desideri che non opposti alla carne, perche` i due sono in opposizione l'uno verso l'altro, cosicche` voi non potete fare quello che volete.
E` estremamente importante per il Cristiano capire e riconoscere nella propria esperienza la verita` e conseguenze di questa realta` del vivere nel ora/non ancora14. Owen considera questa verita` come la parte principale della nostra saggezza e, data la focalizzazione di Paolo su di essa, in un modo o nell'altro, attraverso tutti i suoi scritti, egli e` certamente corretto. Non ci sara` una reale e permanente crescita in santita`, senza una comprensione almeno di base di questo principio. Se dobbiamo cooperare con lo Spirito nella santificazione - il che non significa che Egli fa il 50% e noi facciamo l'altro 50%, ma piuttosto che noi impariamo a rispondere alle Sue sollecitazioni, a fidarci della Sua guida e a obbedire alle Sue chiamate - dobbiamo allora capire cosa sta accadendo dentro di noi e perche` combattiamo cosi` spesso con il peccato insito. C'e` una guerra. Non dimentichiamocene (1 Pietro 2:12)!
In questo primo dei suoi capitoli sul peccato insito Owen ha cercato di chiarire quattro principi che insieme formano la base della comprensione della dottrina di Paolo e anche la base del resto della discussione di Owen. Prendiamoci un momento e rivediamole, in preparazione del prossimo capitolo sulla natura del peccato insito come una legge. In breve, ecco di nuovo i quattro principi: (1) il residuo del peccato insito continua a mantenere grande efficacia e potere nei credenti e costantemente cerca di far tendere al male; (2) i credenti fanno esperienza di prima mano del potere del peccato insito; (3) per mezzo della grazia e` mantenuta nei credenti una costante e, di solito, prevalente volonta` di fare il bene nonostante la presenza e l'opposta attivita` del peccato insito, e (4) il peccato insito e` efficamente operativo nel far ribellare e tendere al male, nel momento in cui la volonta` di fare il bene e` in particolar modo attiva e sta facendo tendere all'obbedienza.
1 John Owen, The Works of John Owen: The Nature, Power, Deceit and prevalency of the Remainders of Indwelling Sin in Believers, ed. Williams H. Goold, vol. VI (Edinburgh: Banner of Truth, 1967), VI:157.
2 Ci sono state molte discussioni e dispute sulla precisa identificazione del Io in Romani 7:14-25. Alcuni hanno arguito che Paolo non si riferisce affatto a se stesso, sebbene la maggior parte dei commentatori, se non tutti, da Agostino in poi, hanno correttemente respinto questa veduta. Poiche` e` piu` certo che Paolo si riferisca a se stesso, almeno inizialmente, rimane allora da chiedersi se egli intenda se stesso come il Fariseo nella sua condizione di non convertito, nel qual caso egli rappresenta l'uomo in Adamo, oppure se si riferisca a se stesso come Paolo il Cristiano, nel qual caso rappresenta tutti i credenti (certamente possiamo essere d'accordo che qui stiamo vedendo un'esperienza universalizzata e non solo dell'apostolo). Per un'ulteriore discussione e dettagliati argomenti che dimostrano che Paolo si sta qui riferendo a se stesso come credente (e pertanto la sua discussione si riferisce a tutti i credenti), vedi J.I. Pecker, Keep in Step with the Spirit (Grand Rapids: Revell, 1984), 263-70; John Calvin, The Epistles of Paul to the Romans and Thessalonians, Calvin's New Testament Commentaries, traduz. R. MacKenzie, ed. David W. Torrance and Thomas F. Torrance (Grand Rapids: Eerdmans, 1960), 148; C. E. B. Cranfield, Romans: A Shorter Commentary (Grand Rapids: Eerdmans, 1985), 164; James R. Edwards, Romans, NIBC (Peabody, MA: Hendrickson, 1992), 190-91.
3 VI:157
4 Includiamo il materiale circostante 7:21 perche` il lettore possa avere il senso dell'immediato contesto in cui v. 21 appare.
5 VI:158
6 VI:159
7 VI:159
8 Owen non sta stabilendo qui due classi di Cristianita`, come la vita superiore di Keswick cerco` erroneamente di fare da 1 Cor 3:1ff, ma sta invece dicendo che, nell'esperienza di ogni Cristiano, il cedere ripetutamente al peccato crea un'incapacita` a distinguere la verita` dall'errore e una concomitante debolezza nel trattare col peccato senza remissione. E` una questione di grado, non di tipo. Per comprendere la differenza fra il cedere al peccato da una parte, e il dire di no al peccato e di si` al retto vivere dall'altra, pensa alla differenza fra il galleggiare con la corrente (cioe` cedere al peccato) e cercare di remare contro-corrente (cioe` dire di no al peccato e di si` al retto vivere). Solo quest'ultima persona conosce la forza dell'acqua! Di nuovo: una cosa e` cavalcare in discesa; molto diverso e` cavalcare in salita. Solo coloro che sono andati in salita hanno di questo una reale conoscenza di prima mano.
9 VI;159
10 VI:160
11 VI:160
12 Owen sembra qui fare appello al fatto che uomini e donne sono fatti a immagine di Dio e che molti sono influenzati anche dalla predicazione Biblica e dalla testimonianza delle vite di devoti Cristiani.
13 VI:161
14 L'espressione ora/non ancora e` alla base dell'intero pensiero soteriologico del Nuovo Testamento ed e` un modo appropriato di riassumere la nostra attuale esperienza di salvezza, in contrasto con cio` che deve ancora essere compiuto alla glorificazione. Possiamo aspettarci che Dio compia grandi cose in noi e attraverso di noi (Ef. 3:20), e questo non dobbiamo mai perderlo di vista, ma il regno di Dio attende ancora una futura consumazione; solo allora, quando il Figlio fara` entrare nella condizione eterna, non avremo piu` da lottare col peccato. Ogni altra pretesa del contrario non e` che questo: una pretesa.
In questo capitolo Owen esplorera` in maggior dettaglio cosa egli vuole dire quando parla del dominio e efficacia dei residui del peccato insito nell'anima di un Cristiano. Cosa significa che il peccato e` tuttora considerato come una legge nei credenti, sebbene non sia una legge per loro? Come esercita il suo potere nella nostra esperienza? Queste sono domande con cui e` importante che tutti i Cristiani, ma specialmente i nuovi Cristiani, si confrontino, per non andare fuori strada dubitando della loro salvezza e/o del loro impegno verso il Signore. Infine, tutti i Cristiani devono ricordare e meditare sulla verita` che, non importa quanto potente essi possano trovare la legge del peccato insito (ed e` potente), il fatto molto piu` importante - che Owen ci ricorda fin dall'inizio - riguarda il lavoro dello Spirito che, nel suo potere e consistenza, e` pure paraganabile a una legge in Romani 8:2 (cf. Efesini 1:19):
8:1 Non c'e` pertanto piu` nessuna condanna per coloro che sono in Gesu` Cristo. 8:2 Poiche` la legge dello Spirito che da` vita in Gesu` Cristo vi ha liberati dalla legge del peccato e della morte.
Pertanto, armati della verita`, animata dallo Spirito, circa la nostra salvezza, continuiamo con la discussione di Owen circa il potere del peccato insito. Un avvertimento: la discussione di Owen sulla predominanza del potere del peccato nelle nostre vite sembrera` esagerata secondo i parametri di alcuni oggi, ma e` certamente piu` vicina al bersaglio Biblico di qualunque moderno. Pertanto, scaviamo la fossa ai moderni, come uno scrittore ha saggiamente detto, e procediamo con Paolo, che io trovo Owen interpreti accuratamente. La discussione di Owen non e` una semplice minestra di pollo per un'anima affamata: e` una buona medicina per l'anima depravata. Non c'e` guarigione finche` non e` stata fatta una giusta diagnosi. Come Karl Barth disse una volta: Se Gesu` Cristo mori` sulla croce al nostro posto, allora penso che noi sappiamo qual'e` il nostro posto! Non dimentichiamoci mai che ci volle una croce per riconcigliarci con Dio, non una semplice conversazione fra due parti in conflitto. Il problema e` molto peggiore di quanto noi, tecno-geni del ventunesimo secolo, abbiamo psicologizzato persino nei nostri momenti di maggiore sobrieta`. Pertanto Owen non ha peli sulla lingua nel discutere il potere del peccato sui Cristiani, ne' e` in alcun modo estraneo a grazia e potere. Ma quest'ultima sembra non divenire mai realta` nella nostra esperienza quotidiana, finche` non siamo letteralmente colpiti dalla profondita` della depravazione della nostra stessa anima. Nulla di buono vive in me, cioe`, nella mia carne, dice l'apostolo della grazia.
Owen dice che ci sono due cose che sono presenti in ogni legge come legge, e cosi` e` anche per la legge del peccato insito. Primo: come una legge, il peccato ha dominio. Secondo: come una legge, porta con se` punizioni e ricompense a seconda di come si risponde a essa. Vediamo piu` da vicino queste due idee.
In Romani 7:1 l'apostolo dice che la legge ha dominio su un uomo finche` egli vive. E` nella posizione di un superiore rispetto a un uomo che e` correttamente considerato come un inferiore ed e` in tale contesto che esige obbedienza da parte dell'uomo. Ma l'esatta relazione e` un poco piu` sofisticata di questa, come Owen fa notare:
Ora, esiste un duplice dominio, cosi` come esiste una duplice legge. C'e` un morale autoritario dominio su di un uomo e un reale affettivo dominio in un uomo. Il primo e` un'affezione per la legge di Dio, il secondo per la legge del peccato. La legge del peccato non ha in se stessa un dominio morale; non ha un legittimo dominio o autorita` su alcun uomo; ma ha cio` che vi equivale; pertanto e` detto basiluein, regnare come re, Rom vi. 12, e kurieuein, esserne padrone, o avere dominio, v. 14, come in generale si dice che una legge abbia, cap. vii.1.15
Owen sta dicendo che la legge del peccato non esercita legalmente dominio su di noi ma, cionostante, agisce come una legge in noi. E` vero che il peccato insito non ha in noi la stessa forza che ha in coloro che non conoscono il potere liberante di Cristo ma, ancora una volta, Owen e` rapido nel far notare che e` una legge in noi. E sebbene non abbia un completo e legittimo dominio su di essi, come era prima, tuttavia avra` una certa influenza su alcune cose in loro.
Questo e` un punto difficile da afferrare e apprezzare per molti di noi moderni. Noi vogliamo soluzioni immediate, una Cristianita` indolore, gioia perfetta e sensazioni di beatitudine senza fine, qui e ora! Ma un'implicazione di quanto Owen sta dicendo e` che cio` non e` continuamente possibile in questa vita perche` il peccato insito, sebbene considerevolmente indebolito (attraverso la nostra co-crocifissione con Cristo e grazie allo Spirito che ora vive nei nostri cuori), agisce tuttora con potere, come una legge dentro di noi. La legge continua ad avere efficacia!
I residui del peccato insito nei credenti funziona come una legge. Pertanto, il peccato insito ha il potere di agire, e di farlo con una certa facilita`. Infatti, come ogni legge, esercita il suo potere applicando ricompense e punizioni. Sono precisamente le ricompense e le punizioni connesse col peccato, che gli conferiscono attrattiva e forza.
Owen usa l'esempio di Mose` per dimostrare il suo punto. In Ebrei 11:24-27 il testo dice:
11:24 Per fede, fattosi grande, Mose` rifiuto` di essere chamato il figlio della figlia del Faraone,11:25 scegliendo di essere maltrattato col popolo di Dio piuttosto che godere del transitorio piacere del peccato.11:26 Egli considero`gli oltraggi sofferti per Cristo, ricchezza piu` grande dei tesori d'Egitto, perche` i suoi occhi erano fissi sulla ricompensa. 11:27 Per fede, egli lascio` l'Egitto senza temere la collera del re, perche` continuo` con determinazione, come se potesse vedere Colui che e` invisibile.
Il modo in cui la legge del peccato cerco` di spingere Mose` a una vita peccaminosa, fu attraverso la propria ricompensa, vale a dire, il godimento di certi piaceri a spese del fare la volonta` di Dio. In questo modo la legge del peccato rivaleggio` con la legge della grazia e la ricompensa di pace e presenza di Dio che essa propone. E questo e` esattamente il modo in cui il peccato lavora in tutti noi; da qui pertanto l'uso di questo episodio della vita di Mose` da parte dello scrittore.
E` per mezzo di questa miserevole ricompensa, come la chiama Owen, che la legge del peccato tiene il mondo nella sua presa. Ma la legge del peccato non solo offre ricompense in cambio di obbedienza, ma anche punizioni in cambio di disobbedienza, come fa qualunque legge. Anche questo intrappola gli uomini nel peccato.
Qualunque male, difficolta` o pericolo accompagni l'assoluta ubbidienza; qualunque privazione o durezza si debba proporre alla parte sensuale delle nostre nature in un rigoroso corso di mortificazione, il peccato le utilizza come se fossero punizioni che risultano dall'ignorare i suoi comandi... Ed e` difficile poter dire grazie a quale di queste false ricompense o false punizioni esso prevalga di piu`; in quale di queste si trova la sua maggiore forza.16
E` interessante notare, come fa Owen, che generalmente e` attraverso le sue ricompense che esso attrae gli uomini verso i peccati di commissione ed e` attraverso le sue punizioni, suscitando paura nelle persone, che esso porta gli uomini ai peccati di omissione, cioe` essi volutamente evitano i necessari doveri e circoscrivono i comandi di Dio. In entrambi i casi, vale a dire peccati di commissione o peccati di omissione, la volonta` e` opposta a Dio e allineata con la legge del peccato. Anche troppo spesso sentiamo dire che servire Dio e` troppo duro; che servirLo comporta privazione da tutte le gratificazioni dei sensi. In questo modo il peccato si e` impadronito dei nostri cuori e lavora continuamente con abilita` e competenza. Non c'e` modo di resistere al potere della legge del peccato se un uomo non ha la volonta` di rifiutare, come fece Mose`, le argomentazioni ricompensa-punizione che fluiscono da questa legge e adotta invece, come sua misura, la volonta` di Dio. Il mondo e` un perfetto e attuale esempio del potere di questa legge poiche` gli uomini sono continuamente incapaci di resistere alle sue pseudo ricompense e punizioni.
Pertanto il peccato insito e` una legge e funziona come tale nella nostra esperienza, continuando, come fa, a offrire ricompense e punizioni. Essa non e` una legge proveniente dall'esterno, bensi` una legge che proviene dall'interno, ed e` questo fatto che ci aiuta ad avere una maggiore comprensione del suo potere. Come dice Owen:
Non e` una legge esteriore, scritta, che comanda e dirige, ma una legge innata, attiva, impellente, che preme. Una legge che ci viene proposta, non puo` essere equiparata per efficacia [cioe` potere] a una legge innata in noi. Adamo, nella sua tentazione, aveva una legge del peccato propostagli, ma poiche` egli non aveva nessuna legge del peccato innata e attiva in lui, egli avrebbe potuto resisterla. Una legge innata deve necessariamente essere efficace.17
La razza umana pero` non e` piu` in uno stato di pre-caduta. Tutti gli uomini sono peccatori, hanno una natura corrotta, sono schiavi del peccato e niente di buono vive in essi, cioe` nella loro carne (Rom 7:17-23). Non c'e numero di circostanze penose, o persino gioiose in verita`, ne` legge esterna a noi, che possano districarci dal dominio della legge del peccato. Conoscendo questo stato di cose, Dio nella Sua infinita misericordia e saggezza disegno` un nuovo patto, di cui parlo` Geremia (Ger 31:31-34), per stabilire la Sua legge nei nostri cuori in modo tale che avrebbe condotto alla nostra liberazione dal regno e dalla tirannia del peccato. Anche sotto il nuovo patto pero`, nonostante sia stato spezzato il completo dominio del peccato, tuttavia esso continua ad agire in noi come una legge. Fa questo in svariati modi che tutti i Cristiani dovrebbero comprendere se vogliono fare guerra al peccato con successo (cf. 1 Pietro 2:11).
L'aposto Paolo, in Romani 7:17-18, 20 (cf. vv. 21, 23), dice ripetutamente che il peccato risiede in lui ma non arriva mai anche solo a suggerire che la santificazione in questa vita risultera` in perfezione senza peccato. La legge del peccato sara` sempre presente in noi finche`siano in questo corpo, da questa parte del cielo. Ora, se il peccato fosse accaduto solo una volta e per breve tempo, potremmo avere piu` successo nella mortificazione e vivere una maggiore liberazione dal suo potere, ma la verita`, che e`cosi` spesso dimenticata e trascurata, e` che il peccato risiede in noi costantemente. C'e` un traditore nei nostri cuori, che vive li`, giorno dopo giorno. Parlando del peccato insito Owen commenta:
Se accadesse all'anima solo in un dato periodo, molta ubbidienza potrebbe essere raggiunta in sua assenza. Ma l'anima e` la sua residenza; e` li` che abita, e non e` un vagabondo. Dovunque siate, qualunque cosa stiate facendo, la legge del peccato e` sempre in voi, nel meglio e nel peggio. Gli uomini si soffermano poco a considerare quale pericoloso compagno risieda sempre con loro. C'e` continuamente un carbone ardente nelle loro case che, se non e` tenuto d'occhio, appicchera` loro fuoco e magari le consumera`. Oh, la miserevole sicurezza della povera anima!18
Non solo la legge del peccato risiede in noi e permea costantemente, senza interruzioni, la nostra esperienza di Cristiani, ma e` sempre pronta ad applicare se stessa per ogni fine e scopo a essa utile. L'apostolo Paolo fa l'interessante commento che ogni volta che voglio fare il bene, il male e` puntualmente li` con me (Rom 7:21).
Pertanto, non e` che l'occupante si limiti a vivere nei nostri alloggi e niente piu`. No. Esso non solo vive li`, ma e` costantemente attivo e cerca di farci lo sgambetto appena procediamo. A volte infatti, piu` cerchiamo di impegnarci in termini di santita`, piu` esso cerca di ostacolarci e peggiore diventa il combattimento che ne deriva. NOTA: Difficilmente esiste verita` piu` importante, per un Cristiano impegnato, del sapere che ha un nemico reale all'interno di se`, che gli impone ogni sorta di difficolta` e peccaminose emozioni a motivo del suo zelo nel servire il Signore e vivere una vita santa. Se un Cristiano non arriva a realizzare che non e` che Dio lo odi, ma che c'e` una legge ribelle all'opera nelle sue membra, probabilmente si tirera` indietro, sostenendo che e` semplicemente troppo duro servire Dio, essere felice e rimanere una persona sana di mente. Egli continuera` a discutere con Dio sul perche` Egli sembri non aiutare piu` di quanto faccia.
Va` e prega. Parla con qualcuno del Vangelo. Cerca di reprimere qualche desiderio nella tua anima grazie al potere dello Spirito; ama gli antipatici; cerca di ubbidire in qualche area della tua vita, e troverai il potere di questa legge all'opera. Solo coloro che non hanno mai perseverato in santita` non sono consci di questo fatto. Quando vorrei fare il bene, dice Paolo, il male e` puntualmente li` con me.
Questa legge del peccato risiede in noi, cioe` si appiccica, sotto forma di un depravato principio, alle nostre menti come oscurita` e vanita`; ai nostri affetti come sensualita`; alle nostre volonta` come riluttanza e avversione per cio` che e` bene e... ci sta continuamente addosso.19
Poche` il peccato insito agisce come una legge interiore nei credenti, esso porta avanti la sua opera con una certa facilita`. Come scrive l'autore di Ebrei, Mettiamo da parte ogni impedimento e il peccato che cosi` facilmente ci avviluppa (oppure, il peccato che si aggrappa a noi cosi` strettamente). Come detto sopra, la legge del peccato esercita una grave e continua influenza sulla mente, portando ignoranza, oscurita`, vanita`, stupidita` e pazzia. Agisce sulla volonta`, portando insensibilita` spirituale, inflessibilita` e ostinazione. Esercita pressione sugli affetti e sul cuore, portando mondanita`, un' eccessiva focalizzazione sulle cose materiali e l'odierna, crescente sensualita` e, soprattutto, carnalita`. Pertanto, essendo presente in tutto cio` che siamo e facciamo, puo` facilmente imporci le sue ricompense e punizioni.
Ora, ci sono molti nel mondo che non trovano questa legge dentro se stessi. Owen obbietta che c'e` una ragione per questo: essi sono totalmente sotto il dominio del peccato. Non trovano oscurita` nelle loro menti perche` sono completamente oscurati e ci vuole un po` di luce per poter vedere il buio! Non trovano alcuna insensibilita` nella loro volonta` verso Dio, perche` sono completamente morti nelle loro trasgressioni e peccati e ci vuole almeno un po` di vitalita` per riconoscere l'insensibilita` per cio` che e`! In breve, essi sono in pace con i loro desideri perche` ne sono schiavi. In questo modo vanno attraverso il mondo avidi di cio` che puo` offrire e allegramente scambiando questi piaceri momentanei con l'eterna luce, verita` e quindi la vita stessa.
Come mai cosi` tanti vivono in maniera talmente futile sotto l'influenza della Parola che capiscono veramente poco di cio` che viene loro detto, praticano meno di cio` che capiscono e non saranno mai mossi a rispondere alla mente di Dio nella Sua chiamata per loro? Tutto questo e` frutto di questa legge del peccato e del suo potere, che regola e esercita influenze sugli esseri umani.20
Owen dice che e` estremamente importante che gli uomini trovino questa legge all'opera dentro di loro per poter detestare il peccato e implorare grazia. Piu` grazia o Signore! In effetti, quanto piu` una persona vede questa legge all'opera nelle sue membra, tanto piu` cerchera` intensamente Dio e la Sua grazia. L'intero corso della nostra vita ruota sul nostro trovare questa legge in noi stessi, perche` questo e` il cardine su cui ruota la direzione della nostra vita.
Hai trovato questa legge all'opera nella tua esperienza di Cristiano? Se non sei un Cristiano e vedi il peccato all'opera nella tua vita lavorare continuamente con facilita`, vieni da Cristo; abbi fiducia in Lui per ottenere perdono, purificazione e forza per prevalere. Se sei gia` un Cristiano, chiedi a Dio di aprirti gli occhi sul tuo peccato e sul tuo assoluto bisogno di grazia. Facciamo in modo di essere diligenti nel fare questo: diligenza proporzionata al nostro bisogno e al pericolo (Giovanni 15:5-6)!
L'apostolo Paolo fa riferimento al potere del peccato insito come a una legge. Essa non e` una legge imposta dall'esterno, bensi` una legge interiore che urge dentro di noi. Pertanto ha un grande potere e efficacia nel produrre il peccato. Come ogni legge offre ricompense per ubbidienza e punizioni per disobbedienza. Continua a risiedere dentro di noi come credenti (fino alla morte) ed e` sempre pronta a lavorare senza sosta. Inoltre lo fa con facilita` perche` possiede le nostre menti, emozioni e volonta`. E` percio` nostro dovere, come Cristiani, comprendere questa realta`, perche` l'intero corso della nostra esperienza cristiana vi e` direttamente connesso. Il nostro ardente desiderio e l'approfondirsi dell'esperienza della grazia, dipendono dalla personale conoscenza di questo traditore dentro le nostre anime.
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Il principale testo su cui John Owen costruisce la sua comprensione del potere del peccato insito nella vita del Cristiano, e da cui scaturisce l'intera discussione di questo tema, e` Romani 7:21. Egli traduce il passaggio come segue: Io trovo allora una legge che, quando vorrei fare il bene, il male esiste in me. Da questo passaggio Owen estrae quattro verita` generali che egli riassume nel primo capitolo. Esse sono: (1)vi e` una straordinaria efficacia e potere nei residui del peccato insito nel Cristiano e opera costantemente verso il male; (2) i credenti subiscono veramente il potere e l'efficacia del peccato insito; (3) per pura grazia di Dio, e` mantenuto e sviluppato nei credenti un desiderio di fare il bene che si oppone al potere e efficacia del peccato insito; e (4) il peccato insito e` maggiormente operativo e persuade al male quando la volonta` di fare il bene e` in particolar modo attiva e sta facendo tendere verso l'obbedienza.
Fatto il lavoro di preparazione nel primo capitolo, Owen procede a discutere, nel secondo capitolo, del potere del peccato insito come una legge secondo la descrizione fattane da Paolo. Una legge, dice il Puritano, ha sia dominio, sia efficacia di provocare (cioe` con pensieri di ricompensa o punizione). Owen, correttamente, sfuma il concetto di dominio del peccato insito spiegando che, sebbene il Cristiano non sia sotto il completo e disperato dominio del peccato insito quanto lo e` una persona che non conosce Cristo, tuttavia il peccato insito rimane una legge nei credenti, sebbene non sia una legge che ha il controllo sopra di essi. Egli dice:
Ma persino in essi il peccato rimane una legge; sebbene non sia una legge sopra di essi, tuttavia, come dicemmo, e` una legge in essi; e sebbene non abbia un completo e, come era, legittimo dominio su di essi, tuttavia avra` una predominanza su certe cose in essi. Rimane una legge e come tale in essi, cosicche` tutte le sue azioni sono azioni di una legge, cioe` agisce con potere pur avendo perso il potere assoluto di governare in essi. Anche se indebolita, la sua natura non e` tuttavia cambiata.28
Concludendo il secondo capitolo, Owen mette l'accento su tre fatti che danno al peccato insito il suo potere: (1) esso risiede sempre nell'anima, pertanto ogni pretesa di completa santificazione e` pura illusione; (2) esso e` sempre pronto ad applicare se stesso per fini peccaminosi; e (3) poiche` e` una legge interiore (e non qualcosa applicato dall'esterno) puo` continuamente fare il suo con facilita` e con successo. Pertanto, nel primo e secondo capitolo, Owen da` ragioni generali per cui ci si riferisce al peccato insito come a una legge. Dal terzo al quinto capitolo egli sviluppa tre ulteriori ragioni particolari per cui il peccato insito ha cosi` grande potere.
Nel terzo capitolo Owen trova un'altra ragione per cui il peccato insito fa guerra incessantemente e apparentemente con inesauribile forza, e cioe` perche` esso e` connesso col cuore. Il cuore e` veramente il centro della vita spirituale e morale di una persona ed e` qui che risiede il nostro nemico; il cuore e` la sua fortezza, la cittadella da cui lancia i suoi attacchi; ma e` la natura del caduto cuore umano che aggrava la situazione.
Ci sono in particolare due caratteristiche del cuore che permettono al peccato di sferrare tali maligne offensive. Primo: secondo Geremia 17:9 il cuore e` imperscrutabile. Nessuno puo` completamente conoscerlo eccetto Dio, e Lui soltanto. Secondo: e connesso col primo problema, il cuore e` ingannatore e lo e` in modo straordinario (cf. Gen 6:5). La sua ingannevolezza va vista nelle sue numerose contraddizioni e false promesse circa la totale ubbidienza a Dio. Visto in questo modo, il cuore aumenta la forza del peccato.
Abbiamo cosi` brevemente rivisto i capitoli dal primo al terzo. Nel quarto capitolo Owen discutera` la natura stessa del peccato come inimicizia verso Dio. Vedremo come il peccato insito contamini tutta l'anima e nutra odio per tutto cio che Dio e`. Se la sede e il soggetto del peccato (cioe` il cuore) gli da` potere, cosi` pure fa il suo maligno carattere.
In Romani 8:7 l'apostolo dice che i pensieri della carne sono inimicizia verso Dio. L'espressione i pensieri della carne (frovnhma th~ sarkov, phrone„ma te„s sarkos) e` uguale a la legge del peccato. Pertanto, secondo Owen, la legge del peccato e` inimicizia verso Dio. Ma che cosa significa il termine inimicizia?
Il significato di inimicizia non e` lo stesso di nemico. Un nemico puo` essere riconcigliato, cosi` come lo fummo noi a Dio grazie al sangue di Cristo. Paolo dice lo stesso in Romani 5:10-11:
5:10 Pertanto, se quando eravamo nemici di Dio, noi fummo riconcigliati con Lui grazie alla morte di Suo Figlio, quanto piu` ora, che siamo riconcigliati, saremo salvati per mezzo della Sua vita! 5:11 Non solo questo, ma trovammo anche diletto in Dio per mezzo del nostro Signore Gesu` Cristo, mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconcigliazione.
Inimicizia, invece, non puo` essere riconcigliata: va distrutta. Paolo lo spiega chiaramente in Efesini 2:14-15:
2:14 Lui infatti e` la nostra pace, Lui che fece dei due uno e ha distrutto la barriera, il muro di separazione dell'inimicizia, 2:15 abolendo, nel Suo corpo terreno, la legge con i suoi comandamenti e precetti. Il Suo scopo era di creare in Se Stesso, dai due, un uomo nuovo, facendo la pace...
Pertanto, la natura del peccato e` inimicizia e cio` fino al suo ultimo grado. Talvolta la sua forza sembra diminuire per un momento, ma non lasciamoci ingannare: rimane pura inimicizia verso Dio. Owen dice:
Cosi` come ogni goccia di veleno e` veleno, e contaminera`; e ogni scintilla di fuoco e` fuoco, e brucera`; altrettanto e` ogni cosa della legge del peccato, persino l'ultima, la piu` infima: e` inimicizia, avvelenera`, brucera`... La piu' insignificante [cioe` piu` sottile] azione; la minima e impercettibile attivita` di essa e` un'azione e un'attivita` di inimicizia. La moritificazione ne diminuisce la forza, ma non ne cambia la natura. La grazia cambia la natura dell'uomo, ma nulla puo` cambiare la natura del peccato. 29
Nonostante il fatto che Dio sia amore, e cio` infinitamente e eternamente, e che Egli e` eccellente e desiderabile sopra ogni altra cosa, noi trasciniamo questa inimicizia ogni giorno della nostra vita. Non puo` essere curata, va distrutta... e un certo giorno Dio stesso lo fara`. Noi ne abbiamo la certezza sulla base del lavoro di Cristo sulla croce e tutti i benefici che fluiscono a noi tramite essa.
E` da cio` quindi che il peccato insito ricava il suo potere: e` pura inimicizia fino all'ultima goccia e non ammettera` pace, tregua o resa, fino all'amara conclusione. Ecco perche` e` stupido, da parte di uomini e donne, pensare di poter trovare riposo dal loro desiderio, eccetto che con la morte di esso. Non esiste un programma di iniziativa individuale per il peccato insito; non puo` mai essere riformato. Pertanto, coloro che soddisfano la carne col pretesto di saziarla, sono illusi. Cosi` come grosse quantita` di combustibile non possono estinguere un incendio, ma solo aumentarne l'intensita` e la forza, altrettanto e` per il peccato insito: piu` lo nutrite, piu` la sua forza si moltiplica. E` fuori luogo fare il male allo scopo di metterlo fuori dal nostro organismo. Uno non puo` contrattare col fuoco implorandolo di prendersi solo un poco della sua casa. Il solo modo di fermarlo e` spegnerlo, cioe` ucciderlo. La stessa cosa vale per il peccato insito nel credente.
Il fatto e` che il peccato, per natura, non e` semplicemente inimicizia, ma e` inimicizia verso Dio. E` vero che il peccato insito e` contro la nostra stessa anima (1 Pietro 2:11) tanto quanto e` contro il principio di crescita spirituale infuso dentro di noi dalla costante opera dello Spirito di Dio (Gal 5:17), ma esso e`, prima di tutto, schierato contro Dio stesso.
E` il suo lavoro [cioe` del peccato insito] opporsi alla grazia; e` una conseguenza del suo lavoro opporsi alle nostre anime, il che aumenta l'efficacia di cio` che fa piu` di quanto esso intenda; ma la sua natura e primario disegno e` opporsi a Dio: Dio come legislatore; Dio come Santo; Dio come autore del Vangelo, una via di salvezza per mezzo della grazia e non delle opere: questo e` il diretto obiettivo della legge del peccato.30
Owen chiede quindi perche` il peccato insito si opponga al dovere, cosicche` il bene che vorremmo fare non possiamo farlo come vorremmo o non possiamo farlo del tutto? La risposta, secondo Owen, sta nell'inimiciazia che esso ha verso Dio. La ragione primaria per cui il peccato si oppone al fare il bene, sta nella connessione del bene con Dio. Altrimenti il caso non si pone.
Supponiamo di stabilire un percorso, un metodo, un insieme di atti che non mirino alla comunione con Dio, come fanno per lo piu` gli uomini nel loro culto superstizioso, e l'opposizione che verra` a crearsi contro di esso da parte della legge del peccato sara` molto debole, facile, gentile... E non c'e` da meravigliarsi che gli uomini combattano con armi materiali per il loro superstizioso culto esteriore, quando non c'e` lotta interiore contro di esso; infatti in esso non c'e` Dio, e la legge del peccato non fa opposizione a qualunque dovere, ma a Dio in ogni dovere.31
2Con grande acume Owen continua:
Quindi e`, sia totale propensione al peccato, sia totale avversione verso Dio. E` a Dio stesso che mira. E` vero che i piaceri, cioe` la retribuzione del peccato, influenzano fortemente i sensuali, carnali affetti degli uomini, ma e` contro la santita e autorita` di Dio che il peccato si erge; esso odia il giogo del Signore... Ogni trasgressione e` frutto dell'essere stanchi di Dio.32
Owen ha perfettamente chiarito a questo punto che il peccato nei suoi movimenti, dal maggiore al piu` minuscolo, e` inimicizia verso Dio. In questa sezione egli sviluppa ancor piu` l'argomento facendo notare che il peccato non e` solo inimicizia verso Dio, ma verso la totalita` di Dio. L'anima potrebbe essere al riparo dal potere del peccato se solo ci fosse una qualsiasi parte di Dio, un qualsiasi attributo o opera di Dio, un qualuque atto di comunione o ubbidienza a Dio etc., che non fosse opposto con veemenza, ma semplicemente non esiste. Il peccato e` inimicizia verso la totalita` di Dio e tutto cio` che Egli rappresenta, significa, disegna o comanda. Ora, in accordo con questo, sta il fatto che il peccato insito esercita un'inimicizia persino maggiore quanto piu` ci avviciniamo a Dio o coscientemente miriamo alla Sua santita`.
E` comprensibile che il peccato si opponga alla legge di Dio, perche` il peccato e` incapace di ubbidire alla legge e puo` solo essere giudicato dalla legge... e condannato; ma il peccato dimostra una persino maggiore inimicizia contro il Vangelo in cui si evidenziano la grazia, la misericordia e il perdono di Dio. Owen dice che questo accade perche` il carattere di Dio e l'eccellenza dei Suoi attributi si manifestano piu` in quest'ultimo che non nella precedente.
Il peccato ha contaminato e preso in ostaggio tutte le facolta` dell'amina. Se cosi` non fosse, forse potrebbe essere domato piu` facilmente. Ma in effetti, l'uomo e` totalmente depravato e il peccato ha contaminato il suo intero essere. Pertanto Cristo deve conquistare il peccato in ogni dettaglio per poterci possedere veramente. Owen dice che,
…quando Cristo viene sopra l'anima col Suo potere spirituale per conquistarla a Se` Stesso, Egli non trova un tranquillo luogo di atterraggio. Non c'e` terreno su cui possa mettere piede, eccetto quello per cui deve lottare e conquistare. Non solo la mente, o un affetto, o la volonta`, ma tutto e` chiuso verso di Lui. E anche quando la grazia ha fatto il suo ingresso, il peccato abitera` ancora in tutte le sue zone costiere.33
L'intera anima e` gettata nel peccato. La mente deve occuparsi della propria oscurita` e confusione, mentre gli affetti e le emozioni stanno combattendo contro l'odio verso Dio, la pigrizia e la sensualita`. La volonta`, da parte sua, combatte costantemente contro l'ostinazione, il rifiuto di fare la volonta` di Dio e la perversione. Ecco perche` il nostro sapere e` corrotto, la nostra ubbidienza debole e il nostro amore macchiato da paura e rifiuto. Abbiamo disperatamente bisogno di un salvatore, altrimenti siamo completamente persi.
Owen ha alluso e menzionato questo punto attraverso il capitolo, ma lo spiega specificatamente alla fine. Il peccato non ci pensa nemmeno a smetterla, cedere o vacillare per un momento. Faremmo bene a tenere questo in mente e rimanere vigili.
Lo scopo di questo capitolo era di muovere oltre il primo capitolo attraverso il terzo, e dare un'ulteriore comprensione del potere e efficacia del peccato insito nel credente. Questo e` stato raggiunto esplorando l'idea del peccato come inimicizia verso Dio (Rom 8:7). Abbiamo visto che, come inimicizia, il peccato non e`, propriamente parlando, semplicemente un nemico che puo` essere riconcigliato. In realta`, esso e` inimicizia, e va distrutto. E` inimicizia fino all'ultima goccia, sia che stia agendo nell'anima in modo forte, o in modo nascosto e leggero. Il tipo di inimicizia e` lo stesso, sia in un'oncia che in un gallone!
Abbiamo anche visto che, come inimicizia, il peccato e`, prima di tutto, diretto contro Dio. Puo` agire contro l'anima e impedirne la crescita spirituale, ma il suo obiettivo primario nel far questo e` di opporre Dio stesso. Il peccato odia Lui, la Sua santita`, amore, legge, luce e presenza. In realta` si oppone alla totalita` di Lui, non solo a certi attributi o richieste. Inoltre, ha contaminato l'intero cuore umano: non c'e` facolta` dell'anima che non sia corrotta dalla presenza e potere del peccato insito. Da queste due considerazioni Owen rafforza l'argomento in favore del potere del peccato insito e risveglia il cuore dei Cristiani riguardo al suo potere e inganno.
Infine, Owen fa esplicito riferimento alla costanza senza sosta del peccato insito: non diminuisce mai, ne` si prende una pausa o vacilla anche solo per un momento. Si oppone costantemente a Dio e crea grande confusione nei confronti del Vangelo e delle giuste richieste di Dio
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Nel primo capitolo abbiamo appreso che, secondo Romani 7:21, il peccato insito agisce come un'impellente legge interiore che e` sempre presente nei credenti ed e` ancor piu` riconoscibile quando vorremmo fare il bene. Esiste comunque, per mezzo dello Spirito di grazia, una volonta` costante, e di solito prevalente, di fare il bene a dispetto dell'opposizione causata dal peccato. Nel secondo capitolo abbiamo visto che il riferirsi al peccato insito come a una legge ne dismostra il potere. Esso cerca costantemente di dominare una persona e ha questa efficacia (cioe` il potere di realizzare la propria volonta`) per mezzo delle pressioni esercitate in termini di punizioni o ricompense.
Nel terzo capitolo Owen continua a dare ulteriori prove della fonte del potere del peccato dentro di noi. In parte avviene a causa della natura del cuore, dove il peccato opera incessantemente, cercando la propria incontestata sovranita`. Il cuore e` imperscrutabile e ingannevole piu` di qualsiasi altra cosa e questo da` al peccato molto del suo potere e efficacia. Nel quarto capitolo, continuando sullo stesso tema, Owen ci insegna che il peccato ricava il proprio potere dalla sua stessa natura che e` pura inimicizia verso Dio. Inoltre, esso e` contro la totalita` di Dio e ci ha inquinati completamente (cioe` ogni parte del nostro essere e` macchiata dalla corruzione).
Nel quinto capitolo Owen inizia a delineare altri due modi in cui il peccato e` inimicizia verso Dio e pertanto potente. Egli dice che l'inimicizia si rivela nell'avversione del peccato verso Dio (cioe` odio e ripugnanza verso Dio) e nella sua costante opposizione a Dio. Owen dice che quest'avversione si trova sia nella mente che nelle emozioni e ci influenza sia a livello privato che pubblico. Egli elenca poi cinque modi per prevenire i frutti e gli effetti di quest'avversione: (1) mantenere una santita` generale nella nostra totale ubbidienza a Dio; (2) impegnarci a prevenire l'avversione fin dai suoi primi segnali; (3) non permettere ad alcuna avversione di prevalere fino alla conquista; (4) persistere in una costante umilta` a causa della corruzione della nostra anima a questo riguardo, e (5) riempire la mente con l'eccellenza e la bellezza delle cose spirituali. Un buon consiglio davvero!
Veniamo ora al sesto capitolo. Abbiamo parlato dell'avversione del peccato insito nel quinto capitolo. Ora, nel sesto capitolo, Owen vuole parlarci del secondo modo in cui il peccato dimostra il proprio potere, vale a dire, attraverso l'opposizione a Dio. Il peccato insito generalmente si oppone a Dio desiderando continuamente il male e, esplicitamente, lottando e osteggiando. Altri due punti circa il successo e la pazzia del peccato verranno trattati nel settimo capitolo.
L'inimicizia si opporra` e contendera` con tutto cio` a cui e` nemica; questo vale tanto per le cose naturali come per quelle morali. Come la luce e l'oscurita`, il caldo e il freddo, si oppongono l'un l'altro, cosi` e` per la virtu` e il vizio. Cio` vale anche per il peccato e la grazia; l'apostolo dice: “Questi si oppongono l'uno all'altro,Gal. v. 17;—ajllhloi avntivkeitai. Essi sono messi e stabiliti in reciproca opposizione, e questo, come vedremo, accade continuamente e costantemente.45
L'apostolo Paolo dice in Galati 5:17 che la carne ha desideri contrari allo Spirito [cioe` desidera contro lo Spirito], e lo Spirito ha desideri contrari alla carne, perche` questi si oppongono l'un l'altro... Owen pertanto conclude che, proprio come la funzione generale del fuoco e` di bruciare, cosi` la funzione generale del peccato e` di concupire. Tutte le azioni del peccato, in tutte le facolta` e propensioni dell'anima, sono principalmente e fondamentalmente desideri che nascono dalla carne (cf. Gal. 5:16; Rom. 13:14). Questi desideri non sorgono pero` solamente in connessione con l'aspetto sensuale dell'essere umano, ma anche nella sua mente (Ef. 2:3). Essi cercano di corrompere le nostre intere vite (2 Cor 7:1). Averne la chiarezza e` una consistente parte della nostra santificazione e porta alla liberazione dal vecchio uomo (1 Tess 5:23). Questi desideri operano principalmente in due modi: (1) con una segreta, intima propensione per tutto cio` che e` male, e (2) e con la loro continua influenza verso il male.
Le intenzioni e i pensieri di un uomo non rigenerato, descritti in Gen. 6:5, implicano sempre e solamente il male. Questa e` l'abituale condizione del suo cuore perche` il peccato non conosce opposizione alcuna, ma regna liberamente. Egli e` sotto il completo dominio del peccato. Dobbiamo pero` stabilire una differenza con l'uomo rigenerato. Il suo cuore e` stato liberato, per mezzo della grazia interiore, dalla legge e dominio del peccato. La costante disposizione del suo cuore non e` verso il compiere il male, ma il compiere il bene. Questo non significa pero` che il peccato non sia presente e non lo influenzi costantemente (il male e` presente con me). Lo e`. Parlando dell'uomo rigenerato, Owen afferma:
Pero` ora, sebbene le sue fonti [cioe` del peccato insito] siano molto prosciugate dalla grazia rigeneratrice, i suoi flussi e azioni diminuiti dalla santita`, tuttavia, mentre qualcosa ne rimane, fara` costantemente pressione per esprimersi, per raggiungere l'attuazione del peccato: questo e` il suo desiderio. 46
Ci sono principalmente due modi in cui si puo` spesso scoprire questa abituale tendenza della legge del peccato: (1) coglie inaspettattamente l'anima, e (2) fa abitualmente tendere a portare a termine ogni tentazione con la completa attuazione del peccato.
Ci sono momenti in cui, senza nessuna apparente provocazine o induzione, il peccato insito sorprende l'anima con irrazionali, inaspettate e peccaminose fantasie e immaginazioni. Qualcosa di simile accade anche con i movimenti della grazia santificante nelle nostre anime. Senza determinazione alcuna da parte nostra di risvegliare la grazia di Dio, ci troviamo nondimeno colmi di fede, amore verso la gente, e gratificazione in Dio.47 Pertanto, sia la legge del peccato che il principio della grazia sono all'opera in noi. Ma, ancora una volta, per quanto concerne il peccato, esso opera mentre siamo inconsapevoli, cioe` senza informare le nostre menti dei suoi pianie posizioni. A volte, per dimostrare la propria forza e potere, lavora segretamente contro gli sforzi che noi, ispirati dallo Spirito, facciamo per mortificare un certo peccato. Owen commenta:
Pertanto accade che, mentre l'anima sta spesso facendo, per cosi` dire, tutt'altra cosa, completamente impegnata verso un altro intento, il peccato lancia nel suo cuore o nelle sue immaginazioni qualcosa che la distoglie e la porta verso cio` che e` male e corrotto. A volte, giusto per manifestare il proprio potere, mentre l'anima e` seriamente impegnata nella mortificazione di un certo peccato, esso, in un modo o nell'altro, la portera` a gingillarsi (cioe` intrattenersi) proprio con quel peccato che sta cercando di distruggere, e nella cui mortificazione si sta impegnando!48
Il peccato insito e` abitualmente preparato e si aspetta di portare a compimento ogni tentazione con il relativo peccato. Non vi era comunque nulla in Gesu`, ne` inizialmente in Adamo, che fosse attratto dalle tentazioni esterne. Una citta`, al cui benessere gli abitanti sono fermamente e inflessibilmente dediti, e` praticamente impenetrabile all'attacco. Cosi` era per Cristo. Non c'era separazione, ipocrisia, o segreto peccato nella Sua anima e pertanto le tentazioni esterne non potevano penetrare. Ma noi siamo un altro tipo di citta`, dato che in noi esiste separazione e abbiamo un maligno traditore che vive all'interno delle nostre porte. La tentazione puo` quindi trovare un amico in noi e il peccato insito e` sempre li` ad aprire la porta e a darle libero accesso. Davide dice in Salmo 38:16-17 che il suo piede stava per scivolare e egli stava per cadere. Il peccato insito cerca sempre di ottenere la vittoria completa persino dalla minima tentazione.
Non c'e` nulla cosi` vano, irrazionale, ridicolo, indulgente; nulla cosi` degradato e abominevole; nulla cosi` ateistico o esecrabile, eppure, se viene proposto all'anima in forma di tentazione, c'e` in questa legge del peccato qualcosa che fa si`che essa sia pronta a risponderle prima che venga deprecato dalla grazia. Questa e` la prima cosa in questo concupire della legge del peccato: consiste nella sua inclinazione verso il male che si manifesta mediante inconsci attacchi di sorpresa dell'anima verso il peccato, e la sua prontezza, senza discussione o considerazione, ad unirsi in ogni possibile tentazione.49
Il peccato insito non solo si adopera continuamente per spingere al male, ma e` costantemente in antagonismo con cio` che e` buono. Tenta continuamente il santo perche` ceda ai desideri che esso propone alla mente e alle predilezioni e a ignorare le direzioni dello Spirito. Come dice Giacomo: Ogni uomo e` tentato dalla sua stessa concupiscenza (1:14). Inoltre, cio` e` un fatto costante e inesorabile, intrinseco alla sua esistenza.
Questa e` l'opera del peccato: jEpiqumei~—Concupisce. Sorge nel cuore e propone alla mente e alle predilezioni cio` che e` male, adoperandosi, per cosi` dire, perche` l'anima porti a compimento le sue proposte, o almeno le porti avanti il piu` possibile, anche se non ha prevalso completamente.50
Ora, alcune tentazioni vengono dall'esterno e non sono necessariamente di per se` cose cattive. Ma altre vengono dall'interno, sono intrinsecamente maligne e rappresentano precisamente l'opera della legge del peccato insito.
E questa e` l'opera della legge del peccato insito: sorge senza posa e all'infinito, proponendo innumerevoli forme e manifestazioni del male, di questo o quel tipo, proprio in ogni possibile forma in cui la natura dell'uomo e` capace di esercitare corruzione. Trama e propone sempre all'anima qualcosa che sia in sostanza, forma, o circostanza, smoderato, materialistico e contro la regola.51
Queste sono il tipo di idee espresse dall'apostolo Paolo in 1Tessalonicesi 5:22 e da Isaia al Cap. 57:20-21. L'apostolo ammoni` la giovane chiesa di astenersi da ogni impulso/manifestazione del male, e il profeta primario dichiaro` che i malvagi sono come il mare agitato che non ha riposo e le cui onde portano continuamente alla superficie fango e melma. Infatti, non c'e` pace per il malvagio dice Dio attraverso Isaia.
Questa quindi e` la prima cosa che il peccato fa nel suo antagonismo e inimicizia verso Dio, cioe`, concupisce contro Dio. Lo fa con una nascosta, intensa propensione verso tutto cio` che e` male e un continuo adoperarsi per il male, per completare, come dice bene Owen, ogni tentazione. Ma c'e` anche un modo peculiare in cui il peccato e` in antagonismo con Dio: per essere esatti, osteggia Dio.
Quando Owen dice che il peccato insito lotta, vuole dire che agisce con la forza e la violenza di un uomo in guerra.
Qualunque proposta (cioe` idea peccaminosa) avanzi alla mente mediante le predilezioni, persegue, urge, fa pressione con tutta la determinazione a sua disposizione, vigorosamente e impudentemente osteggiando fino alla propria vittoria. Se non fosse cosi` e si limitasse a suggerire peccati alla mente, non ci sarebbe il conflitto che abbiamo. Ma esso letteralmente marcia, per cosi` dire, sulla capitale pretendendo una completa e totale resa. I suoi due modi di osteggiare includono la ribellione contro il principio della grazia e il contendere per avere il predominio sull'anima.
Nel credente ci sono due leggi opposte. Una e` la legge del peccato e l'altra e` la legge della mente, chiamata anche la legge della grazia o la legge dello Spirito. Queste due sono costantemente in conflitto l'una verso l'altra, ma non possono essere entrambe sovrane. In realta`, lo Spirito di vita ci ha liberati dalla completa soggezione alla legge del peccato e della morte (Rom 8:1-2). Noi troviamo piacere nella legge di Dio nell'uomo interiore (Rom. 7:22) e il peccato non ha piu` dominio su di noi perche` siamo sotto la grazia (6:14). La grazia ha sovranita` sulla volonta`, la comprensione e le predilezioni, ma non sempre abbiamo la vittoria. Owen si chiede perche` e` cosi`. Egli dice che la risposta sta nel riconoscere che la legge del peccato fa guerra e si ribella contro il principio della grazia in due modi: (1) si oppone agli scopi generali dell'anima e (2) si ribella contro particolari doveri. Diamo una breve occhiata a questi due:
Se lo Spirito di Cristo dimora in una persona, il disegno e lo scopo generale della vita di quella persona e` di comportarsi in conformita` con Cristo in ogni cosa. Questo e` cio` che Dio disse ad Abramo in Genesi 17:1:
Quando Abramo ebbe novantanove anni, il SIGNORE gli apparve e gli disse: Io sono il Dio Onnipotente. Cammina alla mia presenza e sii integro.
Paolo disse la stessa cosa in Filippesi 3:12-14:
3:12Non che io abbia gia` raggiunto questo, cioe` non sono ancora in uno statodi perfezione, ma mi sforzo nel tentavito di afferrare cio` con cui Cristo ha afferrato me.3:13 Fratelli e sorelle, io non pretendo di averla raggiunta. Sono invece determinato: dimenticando il passato e protendendomi verso l'avvenire, 3:14 con questa meta in mente, mi lancio verso il premio della celeste chiamata di Dio in Cristo Gesu`.
Con le parole sforzandomi e protendendomi, Paolo esprime la ricerca universale di Dio da parte dell'anima rigenerata. Pero` anche nel migliore dei santi, per cosi` dire, continua ad agire il peccato che cerca di dividere il cuore, causare esplosioni di emozioni carnali e incoraggiare il dubbio. Owen la definisce non una divisine del cuore, ma nel cuore. E` il peccato insito che ostacola la generale disposizione dell'anima a un cammino in intimita` con Dio.
Non solo il peccato insito si dispone costantemente contro la semplice generale devozione verso Cristo, ma si ribella anche riguardo ai nostri peculiari doveri verso Dio. Per esempio il pregare. Ogni Cristiano ha sia il privilegio che la responsabilita` di pregare. Ma i Cristiani spesso falliscono a questo riguardo, o perche` non pregano, o perche` non pregano con la costanza e nel modo che e` stato loro insegnato nella Scrittura. Come dice Owen, un Cristiano potrebbe
pregare nello spirito, con fervore, con sospiri e lamenti che non possono essere espressi, in fede, con amore e diletto, mettendo a nudo la propria anima davanti al Signore. A questo egli mira. Ora, spesso egli trovera` ribellione, una lotta della legge del peccato al riguardo. Egli trovera` difficile fare alcunche` di tutto cio` che aveva pensato di fare. Non dico che sia sempre cosi`, ma e` cosi` quando il peccato fa guerra e si ribella, e in questo modo esprime in modo particolare il suo potere .52
In breve, non c'e` comando della grazia amato dall'anima, che essa approvi e a cui miri, che non sia, nella nostra esperienza di ubbidienza, attaccato dal peccato insito.
Non solo il peccato insito si ribella contro il princio della grazia profondamente stabilito in noi mediante la nostra unione a Cristo e la continua opera personale dello Spirito, ma inoltre esso assale l'anima. Ancora una volta Owen, seguendo la Scittura, evidenzia il linguaggio di guerra, lotta e battaglia. 1 Pietro 2:11 dice che i desideri peccaminosi assalgono l'anima. Giacomo dice la stessa cosa (Giacomo 4:1). Pietro ci dice contro cosa questi desideri iniqui combattono: contro l'anima, per meglio dire l'anima rigenerata. Giacomo ci dice con che cosa o mediante cosa tali spinte combattono, cioe` mediante la corruzione gia` presente dentro di noi. Lo scopo principale dell'opposizione operata dal peccato e` la sovranita` e l'incontrastato predominio e supremazia. Per raggiungere questa supremazia il peccato assale in tre modi: (1) tenacemente agisce per generarla: (2) ci spinge costantemente verso il peccato, e (3) intrappola le affezioni e le porta a lottare contro la mente.
In Romani 7:24 Paolo invoca: Chi mi liberera` da questo corpo di morte. Quando inseguiamo un nemico non invochiamo la liberazione, ma la vittoria. Quando pero` siamo inseguiti da un nemico, invochiamo la liberazione. Pertanto in Rom. 7:24 Paolo dipinge il peccato come un nemico che lo insegue e da cui vuole essere liberato. Quindi, mediante la vanita` dei nostri pensieri, la follia delle nostre immaginazioni o la sensualita` delle nostre emozioni, siamo assaliti dal peccato. Vale a dire che il peccato non sorse perche` decidemmo di camminare con Dio in qualche particolare dovere, ma piuttosto esso uso` le nostre debolezze e, senza ragione apparente, si ribello`.
Il nostro nemico non si concede posa e non e` contento se non fa continuamente pressione fino ad assicurarsi la vittoria su di noi. Se lo sconfiggiamo ora, esso ritornera` un po` piu` tardi. Se portiamo contro di esso la croce di Cristo, esso esita, ma presto perpetrera` un altro trucco. Se meditiamo sull'amore di Dio, esso si adopera con risolutezza ancora maggiore. Se gli ricordiamo il fuoco dell'inferno, esso si precipita dentro le fiamme. Rimproveragli la sua follia e insanita`: esso non conosce vergogna e continua a procedere. Una persona cerca di dimenticare una tentazione ed ecco che il peccato e` li` a ricordargliela. Mediante questa costante agitazione, esso indebolisce l'anima e se lo Spirito non viene in nostro soccorso, accadra` il peccato.
Non c'e` nulla di piu` sorprendente e terribile nell'opera del peccato della sua persistenza. L'anima non sa che fare: essa detesta, aborrisce, odia il male a cui tende; essa disprezza tali pensieri, li odia come l'inferno; eppure essa stessa se li impone come se fosse un'altra persona, un assoluto nemico trovato dentro di se`.53
Questo e` il pensiero che Paolo esprime in Romani 7:15-17:
7:15 Non capisco infatti quello che faccio: non eseguo cio` che voglio, ma faccio cio` che odio.7:16 Ma se faccio cio` che non voglio, riconosco che la bonta` della legge. 7:17 Ora, non sono quindi io a farlo, ma il peccato che vive in me.
Anche se Paolo odia il peccato che commette, egli deve riconoscere il fatto che non puo` semplicemente liberarsi di esso. Sebbene lo odi, non puo` lasciarlo perdere e, per cosi` dire, procedere. Questo e` vero perche` non e` lui a commetterlo, ma il peccato che vive in lui. Anche noi siamo nella stessa situazione perche` nel presente della salvezza, cioe` mentre possediamo lo Spirito ma stiamo aspettando la nostra glorificazione, anche noi dobbiamo fronteggiare lo stesso nemico all'interno. Non possiamo semplicemente liberarcene. Esso non se ne andra`, e cosi` e` esattamente come Dio ha voluto che fosse. Coloro che professano di essere completamente e per sempre liberi dal peccato stanno essenzialmente dichiarando piu` di cio` che la Scrittura permette, cadendo preda dell'ingannevolezza del peccato. Fra l'altro essi, in questo modo, non fanno piacere a Dio. Non capiscono di cosa stiano parlando.
La grazia puo` impadronirsi della mente e del giudizio di una persona, ma se la persona permette al peccato insito di intrappolare le proprie emozioni o affezioni, eromperano azioni inique. In verita`, le emozioni si dimostrano una cittadella da cui il peccato puo` lanciare i suoi vili attacchi. Il grande dovere della mortificazione e` quindi principalmente inteso per le affezioni come dice Paolo in Colossesi 3:5:
Percio` mettete e morte tutto cio` che nella vostra natura e` terreno: immoralita` sessuale, impurita`, vergognose passioni, smodati desideri e l'avidita`, che e` poi idolatria.
Il peccato insito agisce come inimicizia verso Dio. Imparammo nel quinto capitolo che il peccato e` inimicizia data la sua costante e universale avversione verso Dio. Qui nel sesto capitolo abbiamo visto l'inimicizia del peccato verso Dio in termini di opposizione a Dio.
Vi sono inoltre due testate generali sotto cui il peccato agisce in opposizione a Dio. Primo: la sua generale inclinazione a concupire. Questo concupire consiste nella sua nascosta, intima propensione verso tutto cio` che e` male e nel fatto che esso continuamente si adoperi per il male. Il peccato insito fa ogni sforzo per portare avanti ogni tentazione e produrre atti iniqui completamente compiuti. Secondo: il modo peculiare del peccato insito di contendere e` lottando o osteggiando mediante la ribellione contro il principio della grazia che Dio ha stabilito in noi; esso desidera avidamente contendere per l'estremo e incontestato predominio sulle nostre anime. Il peccato si ribella contro il principio della grazia generalmente contrastandolo e ribellandosi quando cerchiamo di eseguire i doveri assegnatici da Dio. Il peccato contende per il predominio sull'anima anche col coglierla di sorpresa mediante i suoi costanti, incessanti e, per l'anima, snervanti tentativi di produrre azioni inique, e intrappolando le emozioni nel peccato e attirandovi la mente.
E` nostro effettivo dovere dunque camminare in presenza di Dio in umilta`. Owen dice che facciamo cio` riflettendo sulla gloria di Dio, la Sua santita`, maesta`, potere e autorita` e, allo stesso tempo, sulla nostra meschina, abbietta e iniqua condizione. Questo dovrebbe portarci all'umilta` se e` fatto alla presenza di Cristo e per la Sua gloria. Il frutto dovrebbe essere modestia, compassione, disponibilita` a perdonare gli altri, e amore. Non ci sara` posto per ipocrite attitudini di giudizio e condanna. Come dice Owen,
L'uomo che comprende l'empieta` del proprio cuore e quanto esso sia vile, e` la sola utile, produttiva e solida persona che crede e ubbidisce. 54
45 VI:189.
47 Owen non sta suggerendo qui che non dovremmo sforzarci di soffiare sul fuoco della grazia di Dio, ma piuttosto sta semplicemente dicendo che ci sono momenti in cui, senza nessuna apparente fede o inclinazione da parte nostra, sentiamo che Dio sta lavorando in noi (cf. Phil 2:12-13).
48 VI:192.
49 VI:194.
50 VI:194.
51 VI:194.
52 VI:198.
53 VI:199.
54 VI:201.
All'inizio di ogni capitolo ci prendiamo un momento per rivedere da dove veniamo. Facciamolo quindi ora. Dal primo al terzo capitolo imparammo che il peccato insito agisce come una legge nei credenti (cf. Rom 7:21). Specificatamente, e` un'impellente legge interiore, non qualcosa all'esterno di noi. E` potente e costante, ricavando molta della propria forza dalla cittadella in cui risiede, cioe` il cuore. Questo e` vero perche`, come ci ricorda Geremia, il cuore e` il centro di chi siamo ma, tragicamente, e` anche incurabilmente ingannevole e al tempo stesso imperscrutabile. (Ger. 17:9).
Nel quarto capitolo vedemmo che il peccato, nella sua vera essenza, e` inimicizia verso Dio. In verita`, e` all'opposto di Dio stesso e di ogni e qualunque cosa connessa con Lui. Inoltre, mentre il suo centro di operazione e` nel nostro cuore, non c'e` parte di cui siamo costituiti come esseri umani che non sia inquinata dalla sua presenza. Pertanto, in breve, il peccato insito produce inimicizia verso la totalita` di Dio e la totalita` di noi.
Nel quinto e sesto capitolo Owen inizia a delineare due modi in cui il peccato e` inimicizia verso Dio e pertanto potente. Nel quinto capitolo vedemmo che intrappola sia le emozioni che la mente con odio verso Dio. Come dice Owen, il peccato e` avversione verso Dio. Ci sono momenti in cui le emozioni detestano il dovere di adorazione e preghiera a Dio, e la mente si dibatte per continuare a fare buone e accurate riflessioni su Dio. Questo accade sia nelle nostre vite pubbliche che private e noi dobbiamo prendere efficaci misure per ridurre la sua forza e costanza. Forse vorrete rileggere i suggerimenti di Owen a questo proposito.
Nel sesto capitolo imparammo che il peccato, non solo produce avversione verso Dio e le cose di Dio, ma anche direttamente si oppone a Dio. Fa cio` desiderando ardentemente il male e lottando e osteggiando il principio della rettitudine nei credenti. Ma, dice Owen, ci sono due ulteriori aspetti del peccato come inimicizia verso Dio. Quindi, nel settimo capito, impareremo come il peccato abbia il potere di ammaliare la gente e come abbia successo nel farlo. Ci sono molti fattori che producono questa malia, compresa l'opera di Satana, ma alla fine puo` condurre a cio` che Owen chiama la furia e pazzia che accompagnano il peccato. Questa furia e pazzia sono il quarto aspetto. Vediamo ora piu` da vicino questo settimo capitolo.
Sebbene Owen si focalizzi primariamente su Romani 7:23, vale la pena di citare 7:21-25:
7:21Trovo cosi` la legge che quando voglio fare il bene, il male e` presente con me. 7:22 Infatti provo diletto nella legge di Dio secondo il mio uomo interiore. 7:23 Ma vedo una legge diversa nelle mie membra che osteggia la legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che e` nelle mie membra. 7:24 Uomo infelice che sono! Chi mi liberera` da questo corpo di morte? 7:25 Grazie a Dio, per mezzo di Gesu` Cristo Nostro Signore! Cosi` dunque, io servo la legge di Dio con la mia mente, ma con la mia carne servo la legge del peccato (NET Bible; italici miei).
Al suo acme, il peccato puo` invischiare una persona al punto di fare di lui/lei uno schiavo/a della legge del peccato. In realta`, il peccato tenta di rovesciare il potere liberante della nostra co-crocefissione e co-resurrezione con Cristo e il regno della grazia nei nostri cuori.
Owen arguisce che il punto di Paolo in Romani 7:21-25 non riguarda , strettamente parlando, il potere della legge del peccato di per se`, ma piuttosto il suo successo. E` vero che l'avere successo in qualcosa implica sempre potere, ma il potere e` importante in Romani 7:21-25 sono nella misura in cui spiega il successo e la vittoria del peccato. Owen dice che
non sono tanto il potere e l'azione della legge del peccato che sono espressi qui [cioe` in Romani 7:21-25], ma il suo successo nelle sue azioni e attraverso di esse. Ma il successo e` la maggiore evidenza del potere, e fare prigionieri in guerra e` il massimo del successo. Nessuno puo` puntare a un successo maggiore del fare prigionieri i nemici.55
In questa breve sezione Owen vuole chiarire la differenza fra l'essere schiavi della legge del peccato e essere dominati o ammaliati da un particolare peccato.
Owen rende chiaro a questo punto che quando Paolo parla della schiavitu` del credente alla legge del peccato, non parla di schiavitu` ad un particolare peccato, ma piuttosto alla legge del peccato, vale adire che ogni credente, secondo il buon piano di Dio, deve sopportare la presenza e il peso del peccato nella sua vita. Noi non possiamo sfuggire alla presenza del peccato in questa vita perche` Dio ha inteso che fosse cosi`. Comunque, questo non significa che Dio comandi la schiavitu` ad un particolare peccato. Al contrario, Egli spesso e in generale si compiace di fornire ogni grazia necessaria per prevenire che particolari peccati ci dominino.
Dio, generalmente, dispone le cose in questo modo e distribuisce grazia ai credenti in misura tale che essi non diventino mai preda di questo o quel particolare peccato alpunto che esso prevalga su di loro e li costringa a servirlo nei relativi desideri, o che esso abbia dominio su di loro, o che essi ne siano prigionieri e schiavi.56
Il modo in cui il credente viene istruito a comportarsi verso il peccato e` espresso bene da Davide in Salmo 19:12-13:
19:12 Chi puo` evitare di peccare? Per favore non punirmi per i miei peccati involontari. 19:13 Inoltre, proteggimi dal commettere peccati evidenti; non permettere che tali peccati abbiano controllo su di me. Allora saro` puro e innocente da deliberata ribellione.
Ora, ci sono alcuni credenti che, specie dopo qualche dolce momento di diletto in Dio o profonda umiliazione o recupero dopo una ricaduta, pensano che il peccato non sara` mai piu` presente in loro, ma questa e` una presunzione eccessiva. Il peccato rialzera` presto la sua odiosa testa e neghera` questo errore. E` meglio che il credente sia consapevole di questo fatto prima che accada e sia preparato a lavorare per la prorpia santita` tutti i giorni della sua vita.
Rimane comunque il fatto, e Owen lo comprende, che alcuni credenti appaiono essere dominati o ammaliati da qualche peccato, almeno per un certo tempo. Questo sembra essere stato il caso di Davide quando egli rimase cosi` a lungo nel proprio peccato senza pentirsi (cf. Isa. 57:17-18). Come si spiega questo? Owen dice che quando una tale situazione esiste dobbiamo immaginare che Satana sia coinvolto nel peccato.
Owen dice che quando un certo peccato prevale su un credente tanto da dominare la sua esperienza, offuscare il suo giudizio e incitarlo a atti di ribellione cosi` che egli manchi di rispondere all'azione di Dio su di lui, possiamo essere certi che alla radice di questo ci sia Satana. Egli dice che
…per la maggior parte, quando un desiderio o peccato prevale, dipende dal vantaggio e ausilio che esso ha ottenuto da qualche potente tentazione di Satana. Egli ha avvelenato, infiammato e intrappolato l'anima. [Tali persone sono] 'nella trappola del demonio, tenuti da lui schiavi del suo volere' 2 Tim. ii 26. Sebbene essi servissero i loro stessi desideri, tuttavia erano tenuti in quella oppressione essendo invischiati in qualche trappola di Satana; pertanto si dice che sono 'catturati vivi' come un povero animale da fatica.57
Owen vuole fissare due ulteriori punti di chiarificazione riguardo all'opera del demonio. Primo: quando un certo peccato cresce e ammalia una persona, eppure la persona non ha un ambiente o una costituzione che lo/la predisporrebbe a quel particolare peccato (a preferenza di ogni altro), allora possiamo essere certi che Satana gli ha dato la propria predominanza. Questo e` vero perche` la legge del peccato non mette necessariamente un peccato al di sopra di un altro, ma di solito uno prevale sull'altro a causa del temperamento, ambiente, educazione ecc., della persona in questione. Pertanto, se e` presente un peccato che sembra essere impari con il proprio ambiente e costituzione, possiamo concludere che il demonio vi e` essenzialmente coinvolto. Il consiglio di Owen e` perscio` il seguente:
se…un uomo scopre una passione molesta provenire da una qualsiasi corruzione che non si basi in modo evidente sulla propria natura, si crocefigga, come dicono i Papisti, o corra per fede alla croce di Cristo, perche` il demonio e` molto vicino.58
Secondo: Owen dice anche che, quando un peccato prevale fino alla schiavitu` e nel caso in cui non porti vantaggio alcuno alla carne, esso viene da Satana. La legge del peccato serve la carne, ma quando il peccato ammalia al punto che non si trae da esso piacere alcuno, allora possiamo essere certi che Satana e` vigorosamente al lavoro per istigarlo. Per spiegare questo tipo di peccato bisogna che comprendiamo non solo i desideri della carne, ma anche le tentazioni e i trucchi del nostro nemico primario, il demonio.
La schiavitu` che il peccato impone ai credenti e` contro il principio delle loro volonta` rinnovata. Che i credenti abbiano una volonta` rinnovata e pertanto resistano alla schiavitu` del peccato e` evidente da numerosi testi:
Romani 7:15 Infatti non capisco quello che faccio: non eseguo cio` che voglio, ma faccio cio` che odio.
Romani 7:19 Infatti non faccio il bene che voglio, ma faccio proprio il male che non voglio! 7:20 Ora, se faccio cio` che non voglio, non sono piu` io a farlo, ma il peccato che vive in me.
Galati 5:17 La carne infatti ha desideri opposti allo Spirito, e lo Spirito ha desideri opposti alla carne perche` questi si contrappongono l'uno l'altro, cosicche` non potete fare cio` che volete.
Il testo da Galati mostra chiaramente che la volonta` nei credenti e` rinnovata, cioe` in accordo con l'opera dello Spirito. Owen arguisce che
le abitudini spirituali della grazia, che sono nella volonta`, resistono e agiscono contro il peccato, e gli stimoli di quelle abitudini, mediante lo Spirito, sono indirizzate allo stesso scopo. Questo rendere schiavi e` contrario, io dico, alle inclinazioni e azioni della volonta` rinnovata. Non c'e` uomo reso schiavo se non contro la propria volonta`.59
Mentre gli uomini possono non scegliere la schiavitu` al peccato in se stessa, che e` scegliere pura infelicita` e guai, nondimeno essi scelgono liberamente le cause e i mezzi della schiavitu` e infelicita`. Owen cita un testo tratto dai profeti come esempio per cio` che vuol dire:
Osea 5:11 Efraim e` oppresso, schiacciato dal giudizio, perche` era determinato a rincorrere idoli insignificanti.
Efraim puo` non aver scelto di essere schiacciato dal giudizio, tuttavia scelse l'idolatria, sapendo che porta a giudizio e oppressione. In breve quindi, qualunque consenso l'anima dia al peccato che e` lo strumento della schiavitu`, non da` comunque consenso alcuno alla schiavitu` stessa. Possiamo quindi dire quattro cose circa questa situazione.
Attraverso tutti i capitoli di questo libro Owen sta cercando di dimostrare il potere e l'efficacia del peccato insito. Il suo potere puo` essere visto dal fatto che esso prevale nel rendere schiavi uomini e donne. E` capace di lottare contro la volonta` rinnovata nei credenti, anche di quello piu` santo. Questo stesso fatto dimostra il suo potere e successo. Il suo prevalere contro la diligenza, operosita`, vigilanza e continua resistenza della volonta`, evidenzia il suo potere.
Se la legge del peccato non avesse successo in particolari peccati, non si potrebbe affatto dire che porta alla schiavitu`. Potrebbe ribellarsi e attaccare, ma ripetiamo, non avrebbe mai successo, non si potrebbe dire che porta alla schiavitu`. La legge del peccato pero` ammette numerosi livelli di successo. Talvolta porta a peccati esteriori, e questa e` la sua massima aspirazione, mentre altre volte riesce solo a indebolire e intrappolare l'anima. In 1 Timoteo 6:9-10, l'apostolo parla dei vari gradi di successo rigurado all'avidita`:
6:9 Coloro che anelano a esse ricchi, cadono nella tentazione e in una trappola, e in molteplici desideri insensati e nocivi che sommergono gli uomini nella rovina e nella perdizione. 6:10 Poiche` l'amore del denaro e` la radice di tutti i mali. Alcuni per raggiungerlo si sono sviati dalla fede e si sono martoriati con molti dolori.
Quanto e` triste, dice Owen, venire trattati (dalla legge del peccato) cosi` malignamente, in opposizione alla valutazione della propria mente e contro la propria volonta`, battaglie e sforzi; questa e` veramente una condizione infelice e miserevole.
Quando l'anima e`, mediante la grazia, portata a disprezzare il peccato e ogni comportamento malvagio, a odiare anche la minima discrepanza fra se stessa e il santo volere di Dio, eppure viene forzata da questa legge del peccato, con tutta la relativa inimicizia e follia, e l'insensibilita` e sporcizia che l'accompagnano, quale condizione puo`essere piu` terribile?60
Di coloro che non sono rigenerati, che non conoscono la presenza ricreatrice dello Spirito insito, non viene mai detto che sono resi schiavi della legge del peccato. Essi possono comunque venir forzati a servire particolari peccati contro il loro stesso miglior giudizio e convinzione. Pertanto un adultero puo` essere convinto dell'ingiustizia e male del proprio comportamento, cosi` come un alcolizzato, ma entrambi trovano le tentazioni troppo piacevoli e quindi si arrendono al potere del peccato. Di nessuno di essi si diche che sono schiavi della legge del peccato, solo di particolari peccati. La ragione per cui essi non possono essere resi schiavi della legge del peccato e` che essi vi si assoggettano volontariamente. Essa ha di diritto dominio su di loro e essi non possono opporvisi, tranne quando esplode in qualche particolare peccato che affligge le loro coscienze; i non-credenti non possono realmente considerare la natura del peccato come peccato, ma solamente le scomode e imbarazzanti conseguenze che esso comporta. Il significato stesso di essere resi schiavi suggerisce l'idea che avviene contro la propria volonta`. Questo, comunque, puo` essere vero solo per un credente, non per un non-credente, perche` solo un credente possiede una volonta` rinnovata e solo un credente si puo` opporre alla legge del peccato.
All'inizio del sesto capitolo Owen delinea due modi principali in cui il peccato produce inimicizia verso Dio, cioe`, con la forza e con la frode. Mentre la frode viene trattata nell'ottavo capitolo, la forza si snoda lungo quattro linee distinte, ma collegate nei capitoli sesto e settimo. Nel sesto capitolo Owen mostra come il peccato esercita la propria forza (1) nel concupire, (2) lottando o osteggiando. Fino qui, nel settimo capitolo, egli ha spiegato come il peccato dimostri la propria forza mediante (3) il rendere schiava l'anima. Ora egli vuole terminare la sua discussione sul potere del peccato come inimicizia verso Dio, dimostrando che (4) il successo del peccato porta a furia e pazzia.
Owen dice che l'ultimo modo in cui la legge del peccato si oppone alla legge della grazia e alla volonta` di Dio, e` con la sua furia e pazzia. Egli cita Ecclesiaste 9:3:
9:3 Questa e` la cosa spiacevole riguardo a tutto a tutto cio` che accade sulla terra: lo stessa sorte tocca a tutti. I cuori di tutti gli uomini sono colmi di male e c'e` pazzia nei loro cuori durante tutta la loro vita: poi essi muoiono.
Questa pazzia, contenuta nel cuore di tutti gli uomini, viene ben illustrata dalle parole di Geremia e Osea:
Geremia 2:24 Tu sei come un'asina selvatica cresciuta nel deserto. Nel suo desiderio essa annusa l'aria per sentire l'odore del maschio. Nessuno puo` trattenerla quando e` in calore. Nessun maschio deve stancarsi per rincorrerla. Nel tempo dell'accoppiamento essa e` facile da trovare. 2:25 Israele, non rincorrere altri cani al punto di consumarti le scarpe e seccarti la gola. Ma tu dici: 'E` inutile che tu cerchi di fermarmi! Non puoi, perche` io amo quei cani forestieri. Io voglio rincorrerli.'
Geremia 50:38 Sulla sua terra verra` una siccita` e i canali si prosciugheranno. Tutto cio` accadra` perche` la sua terra e` colma di idoli. Il suo popolo agisce come i pazzi a causa di quegli idoli che essi temono.
Osea 8:9 Essi sono saliti verso Assiria, come un asino selvatico che ha perso la strada. Efraim ha ingaggiato prostitute come amanti.
Ci sono ora tre aree che Owen vuole toccare riguardo alla pazzia e alla furia del peccato. Esse sono: (1) la sua natura: (2) le sue cause e (3) cosa lo accompagna, come pure i suoi effetti, proprieta` e cio` che esso produce.
La furia del peccato consiste nella sua persistente, molesta, aggressiva spinta verso il male. Se gli viene negato la prima volta, esso tentera` ancora. Se viene respinto di nuovo, esso si inoltrera` ancora di piu` nell'immaginazione. Non si arrendera` nemmeno quando Dio portera` disciplina in forma di punizione o di diserzione.In realta`, a dispetto di tutto questo, gli uomini continuano nel folle e vano inseguimento dei loro desideri. Owen dice che questa pazzia e`
… il logorio e la tortura dell'anima da parte di un peccato per forzarne il consenso e ottenere soddisfazione. Sorge nel cuore, e` respinto dalla legge della grazia e ammonito: ritorna, e ripresenta il suo veleno... E se non puo` prendere quella strada, e` bloccato e spinto su e giu` nella melma e sporcizia di folli immaginazioni, corrotti e malsani desideri, che dividono e logorano l'anima... Dio e` adirato [con tali persone] e dimostra la sua ira con tutti i mezzi e i modi possibili per renderli ragionevoli... Forse che tutto questo produce qualche effetto? No: essi continuano e procedere come pazzi nella loro concupiscenza... Questa e` pura pazzia e furia.61
Owen afferma che il peccato non arriva ordinariamente al suo estremo se non quando ha un doppio vantaggio. Per prima cosa egli dice che tale pazzia cresce e e` provocata da qualche grande tentazione: Satana stesso aggiunge veleno al desiderio e l'infiamma con forza e con piu` acuta pazzia. Questo sembra essere stato il caso di Davide e Betsabea. Davide commise i gravi peccati di adulterio, crudelta`, menzogna e omicidio, per cui si puo` ragionevolmente concludere che Satana stesso fosse coinvolto nel tentare il re.
Sebbene il peccato sia sempre un fuoco nelle ossa, tuttavia non diventa un incendio a meno che Satana venga con il suo mantice a soffiarvi sopra. Percio` la persona consideri seriamente se la legge del peccato in lei raggiunge questi estremi, e potra` darsi che scopra dove si trova il demonio e dove si insinua in questa faccenda.62
La seconda ragione per cui il peccato raggiunge tali picchi di pazzia e` che lo si e` tollerato e gli e` stato concesso di prevalere in una persona. Il peccato non cresce fino a tali inconcepibili proporzioni al suo primo assalto. Ci deve essere stato un'acquiescenza dell'anima alle sue richieste e tale acquiescenza, nel tempo, ha condotto alla presente pazzia nell'anima. Il peccato deve invece essere trattato con vigore fin dalle sue prime apparizioni. Dovrebbe esser messo a morte immediatamente e non intrattenuto. Noi dovremmo morire piuttosto che concedergli di fare anche un solo passo. Faremmo bene ad ascoltare Owen su questo punto:
Se il peccato si fa strada nell'anima, e vi trova qualche accettazione per via del proprio inganno o a causa della negligenza dell'anima, o della carnale fiducia che l'anima ha di saper contenere in altri momenti le pressioni dei desideri, esso prende forza e potere, e si crea l'insensibilita`[ cioe, lo stato di cose] che stiamo considerando.63
Queste sono quindi le due condizioni che spesso permettono tali estremi di pazzia: (1) le tentazioni di Satana e (2) precedenti gingillarsi col peccato, cosicche` esso possa guadagnare forza.
La furia nel peccato raggiunge il massimo quando esso cerca di estromettere, almeno momentaneamente, il predominio della grazia nel cuore del credente. Poiche` il credente e` in Cristo e il Suo Spirito risiede in lui, il predominio della grazia regna, ma ci sono momenti in cui il suo predominio e regno, sebbene non sia mai completamente impotente, e` per qualche attimo seriamente indebolito quando la legge del peccato si mette all'opera. Le influenze della legge della grazia possono quindi essere interrotte per un po` e il suo regno indebolito dal potere del peccato.
Come puo` il peccato produrre cio`? Owen dice che potremmo comprendere questo un po` meglio, se prima capissimo come la grazia opera nell'anima. Primo: dobbiamo realizzare che la sede e residenza della grazia e` nella totalita` dell'anima, inclusa l'intera mente, volonta` e emozioni. In realta`, l'intera anima e` stata rinnovata a immagine di Cristo (Ef. 4:23-24). Il regno della grazia influenza pertanto tutte queste facolta` dell'anima, poiche` esse operano all'unisono con poteri spirituali e morali.
Secondo: l'interruzione dell'opera della grazia puo` avvenire quando la legge del peccato agisce su queste facolta` dell'anima osteggiando la legge della grazia. La legge del peccato dirotta l'opera di santificaione della grazia e fa si` che la mente sia oscurata da pregiudizio, errore e false interpretazioni. La mente viene cosi` deviata dal proprio santo dovere di guidare la volonta` e le predilezioni a immagine di Cristo. La volonta`, da parte sua, sebbene sia resa capace dalla grazia di offrire abituale obbedienza a Cristo, e` prima indebolita, poi messa da parte e alla fine resa inutile, mediante le continue sollecitazioni e tentazioni del peccato. All'inizio la volonta` manca il proprio controllo sull'ubbidienza, poi discute con se stessa circa l'intero concetto di ubbidienza, e alla fine lascia tutto il controllo al nemico. Le predilezioni, da dove il peccato spesso inizia, torturano l'anima con continui e contradditori desideri per cio` che e` proibito e al di la` dei limiti. E` in questo modo quindi che la legge del peccato procede nell'anima e interrompe la legge della grazia, seppure temporaneamente.
Ora, la pazzia del peccato ha anche al suo interno altre proprieta`, come la scorrettezza e lo sprezzo del pericolo. Ogni preoccupazione per quelle che possono essere le conseguenze, puo` venir messa da parte per poter soddisfare il nostro desiderio. E questo include anche cio` che Dio stesso puo` farci a causa del nostro peccato. In realta`, la pazzia del peccato disprezza Dio al punto che siamo spesso pronti a sacrificare le nostre anime per soddisfare i nostri corrotti desideri.
Dio paro` tratta con noi per quanto riguarda il nostro inseguire il peccato. Prima Egli concede grazia per mantenerci entro i giusti limiti, ma se le nostre anime mancano di corrisponderLo e desiderano essere libere dalla Sua rinnovante presenza, Egli dispensa grazia impedente. Questo e` cio` che dice il profeta:
Osea 2:6 Pertanto, Io le sbarrero` presto la via con spine; la circondero` di mura cosicche` ella non trovera` piu` i suoi sentireri 2:7 Poi ella rincorrera` i suoi amanti, ma non li raggiungera`. Allora ella dira`: Tornero` da mio marito perche` allora stavo meglio di adesso.
I tipi di ostacoli (barriere) che Dio mette sui nostri sentieri sono duplici, dice Owen. Prima Dio ci fa dono di ragionevoli considerazioni, e poi Egli manda provvidenziali dispensazioni. Le ragionevoli considerazioni comprendono punizioni per il peccato, morte, giudizio e inferno. Dio e` in grado di mettere attorno all'anima una barriera di terrore e ricordarle anche le conseguenze materiali del peccato, cioe` vergogna, rimprovero, scandalo, punizioni, e simili.
Le provvidenziali dispensazioni riguardano sia le afflizioni che le misericordie. Esse intendono operare sull'anima e portarla a rinunciare alla sua ricerca del peccato. Owen cita di nuovo i profeti (e Giobbe) a sostegno della sua tesi:
Isaia 57:16 Io infatti non voglio essere per sempre ostile e perpetuamente adirato, perche` allora lo spirito dell'uomo, l'anima che Io creai, verrebbe meno davanti a Me. 57:17 Io mi sono adirato per la loro iniqua cupidigia; li ho attaccati e irosamente respinti, eppure essi rimasero disubbidienti e testardi. 57:18 Io ho visto il loro comportamento, ma li guariro` e daro` loro riposo e, ancora una volta, consolero` coloro che sono afflitti.
Osea 2:9 Pertanto, Io mi riprendero` il mio grano al tempo del raccolto e il mio vino quando il tempo e` maturo; Io portero` via la mia lana e il mio lino che avevo provveduto per vestirla. 2:10 Presto esporro` la sua volgare nudita` agli occhi dei suoi amanti e nessuno sara` capace di salvarla dalla mia mano! 2:11 Mettero` fine ai suoi divertimenti: le sue annuali festivita` religiose, le sue celebrazioni mensili dei noviluni e le settimanali celebrazioni dei Sabati; tutte le sue consuete solennita`.
Giobbe 33:16 Allora Egli da` rivelazioni alla gente e li terrorizza con ammonimenti, 33:17 per distogliere l' uomo dal suo peccato e tenerlo lontano dal suo orgoglio. 33:18 Egli risparmia la vita della persona dalla corruzione, la vita stessa dal passare all'altra sponda. 33:19 Oppure una persona e` castigata sul proprio letto mediante il dolore e l'agitazione continua delle proprie ossa.
Cosi` dunque, facendo appello direttamente alle nostre menti e facendo accadere situazioni che ci portano a riconsiderare i nostri comportamenti, Dio ci impedisce di gettarci a capofitto in peccati sempre piu` gravi. Ma ripetiamo, ci sono momenti in cui la pazzia del peccato fa presa sull'anima e possiede la mente, tanto da eliminare qualsiasi controllo e mantenere la sua ostinata decisione di avventurarsi totalmente sulla via del peccato.
Il peccato insito agisce nei credenti come un'interiore, impellente legge. Ricava la sua forza dal fatto che risiede nel cuore che e`, esso stesso, piu` ingannatore di qualsiasi altra cosa e impossibile da svelare. Nella sua essenza il peccato insito e` assoluta inimicizia verso la totalita` di Dio. E` inimicizia in quanto detesta la presenza di Dio e per di piu` si pone costantemente e assolutamente in opposizione a Dio. Lo oppone in almeno quattro modi, cioe` concupendo, lottando, osteggiando, rendendo schiava l'anima e generando pazzia e furia.
Questo capitolo si proponeva di vedere piu` da vicino i due ultimi modi in cui il peccato e` inimicizia verso Dio. Owen ha spiegato, basandosi principalmente su Romani 7:23, che la legge del peccato rende schiava l'anima, persino contro le rinnovate tendenze del cuore del credente. Egli ha spiegato che la frase rendere schiava si riferisce al successo della legge del peccato nel cuore di una persona e che, quando un certo peccato, che precedentemente non aveva avuto alcuna opportunita` nella vita della persona, si radica molto profondamente e/o non da` alla carne nessun piacere, possiamo concludere che Satana vi e`direttamente coinvolto.
Anche audacia e sdegno del pericolo accompagnano un peccato di tale gravita`. La gente in tale condizione non sembra curarsi affatto di cio` che Dio fara` o cosa gli altri pensino; essi semplicemente continuano a perseguire strenuamente il peccato e la soddisfazione. Sebbene Dio mandi calmi ragionamenti e considerazioni, nonche` calamita` e misericordia, spesso non vi e` risposta. I credenti che si comportano in questo modo hanno ripudiato il regno della grazia per un certo tempo e stanno invitando la penosa disciplina della mano di Dio.
Questo capitolo quindi, porta a conlusione l'idea del peccato come inimicizia verso Dio. Nel prossimo capitolo Owen esaminera` da vicino la frode che il peccato implica. Egli osservera` in che modo l'ingannevolezza del peccato influenza la mente e come questa venga deviata dai propri santi doveri.
55 VI:202.
56 VI:203.
57 VI:203.
58 VI:204.
59 VI:205.
60 VI:205-6.
61 VI:206-7.
62 VI:207.
63 VI:208.
L'apostolo Paolo dice in Romani 7:21, testo principalmente usato da Owen per spiegare il potere del peccato insito nei credenti, che ha trovato al lavoro nelle sue membra un'altra legge che e` in conflitto con la legge della sua mente e che lo rende schiavo della legge del peccato. Non si puo` trovare migliore descrizione del potere del peccato che continua a risiedere nell'anima rigenerata. Owen si riferisce giustamente al peccato come a un principio effettivamente operativo che sembra avere la forza di una legge... con una spinta costante verso il male.64
Lo scopo del puritano, attraverso questo trattato, e` stato di dimostrare il potere del peccato insito nei credenti. Owen ha spiegato che il peccato ricava molta forza dal fatto di risiedere nel cuore (che e` ingannatore e assolutamente incomprensibile) e di essere pura inimicizia dell'anima, nel suo complesso, verso tutto cio` che Dio e`. Inoltre, il peccato esprime la propria inimicizia in due modi collegati eppure distinti: (1) avversita` e odio verso Dio, e (2) opposizione a Dio.
L'opposizione del peccato a Dio si esprime in due modi. Il peccato, prima opera mediante la forza per detronizzare la grazia e poi con l'inganno. In termini di forza, il peccato concupisce, lotta e combatte, riduce l'anima in schiavitu` e porta a pazzia. Abbiamo visto queste idee nei capitoli sesto e settimo.
Siamo ora pronti a vedere il secondo modo in cui il peccato opera nella sua opposizione, vale a dire con l'inganno. Questo specifico soggetto occupera` Owen per i prossimi cinque capitoli. In questo capitolo egli comincera` la sua discussione su come il peccato seduce la mente e la trascina via dai suoi doveri primari. L'effetto della seduzione del peccato sulla mente sara` discussa ancora nei capitoli nono e decimo. L'impatto del peccato sugli affetti sara` discusso nell'undicesimo capitolo, e la sua conquista sulla volonta` nel dodicesimo capitolo. Gli ultimi cinque capitoli si occuperanno dell'ostacolare il peccato (tredicesimo capitolo) e di evidenziare ulteriormente il potere del peccato insito (capitoli dal quattordicesimo al diciassettesimo).
Owen dice:
La seconda parte dell'evidenza del potere del peccato, visto il suo modo di operare, e` data dalla sua seduzione. Nel suo operare, aggiunge imbroglio al potere. L'efficacia [potere] di cio` deve necessariamente essere grande, tale da dover essere attentamente osservata da tutti coloro che hanno a cuore la propria anima dove il potere e l'imbroglio si combinano, particolarmente avvantaggiati e assistiti da tutti i modi e mezzi su cui abbiamo insistito prima.65
Vi sono numerosi testi nelle Scritture che rivelano la connessione fra il peccato e l'inganno. Owen cita i seguenti:
Ebrei 3:13 Ma esortatevi a vicenda ogni giorno, finche` si puo` dire Oggi, affinche` nessuno di voi s'indurisca a causa della seduzione del peccato.
Geremia 17:9 La mente umana e` ingannevole piu` di ogni altra cosa e insanabilmente maligna. Chi puo` comprenderla?
Geremia 4:22 Il SIGNORE rispose: Questo accadra` perche` il mio popolo e` stolto. Essi non mi conoscono. Sono come bambini insensati. Non hanno intelligenza. Essi sono abili nel fare il male. Non sanno come fare il bene
Giobbe 11:12 Ma l'uomo stolto diventera` saggio, quando il puledro di un asino selvatico nascera` uomo.
Efesini 4:22 Avete imparato, riguardo alla vostra condotta di prima, di lasciare da parte il vecchio uomo che si corrompe secondo le passioni ingannatrici.
Anche la venuta dell'uomo del peccato, in 2 Tessalonicesi 2, e` detta essere accompagnata da seduzione e sprezzo della verita`.
2 Tessalonicesi 2:9 La venuta di quell'empio avverra`, per l'efficace azione di Satana, con ogni sorta di miracoli, segni e falsi prodigi, 2:10 e con ogni tipo di iniquo inganno a danno di quelli che periscono, perche` essi non hanno accolto nei loro cuori la verita` in modo da essere salvati.
In verita`, l'intera vita degli uomini che sono sotto il dominio della legge del peccato consiste nell' ingannare e essere ingannati.
Tito 3:3 Perche` anche noi un tempo eravamo insensati, disubbidienti, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e desideri, vivendo nella cattiveria e nell'invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.
2 Timoteo 3:13 Ma gli uomini malvagi e impostori adranno di male in peggio, ingannando gli altri e essendo ingannati.
Owen dice che si puo` comprendere il potere del peccato dal fatto che le Scritture stabiliscono l'inganno per la maggior parte come inizio e fonte di ogni peccato, proprio come se nessun peccato sarebbe seguito se prima non ci fosse stato inganno.66
L'apostolo Paolo in 1 Timoteo 2:13, 14 dice che non fu Adamo a peccare per primo, ma in effetti fu Eva. La ragione, naturalmente, e` che Eva prima fu ingannata e poi mangio`. Questo e` reso chiaro anche dalle sue stesse parole in Genesi 3:13: Il serpente mi imbroglio` e io mangiai. Eva commise il primo peccato nell'inganno essendo stata la sua anima salva finche` la sua mente fu fuorviata, e lo stesso accade ancora oggi. Usando l'esempio di Eva, Paolo mise in guardia i Corinzi circa la fraudolenta attivita` di Satana in 2 Corinzi 11:3:
Ma io temo che, proprio come il serpente imbroglio` Eva con la sua perfidia, anche le vostre menti possano essere sviate da una sincera e pura devozione a Cristo.
Owen non sta qui biasimando un sesso piuttosto che l'altro. Egli cerca invece di dimostrare che l'inganno precede l'attuazione del peccato. Il demonio e` maestro nell'insinuare l'inganno al fine di portare l'uomo verso il peccato, la colpa e la morte. Owen dice:
Pertanto, tutte le grandi manovre che il demonio fa nel mondo per provocare negli uomini un'opposizione verso il Signore Gesu` Cristo e il Suo Regno, sono da lui fatte mediante l'inganno: Apoc. xii. 9, Il demonio che imbroglia il mondo intero. Sarebbe assolutamente impossibile che gli uomini venissero persuasi a rimanere al suo servizio, realizzando i suoi piani per la loro eterna e talvolta materiale rovina, se essi non venissero oltremodo ingannati. 67
Quando il peccato non fallisce nel suo tentativo di manipolarci, non manca di produrre i suoi frutti. Pertanto, il Cristiano e` ammonito numerose volte, attraverso tutte le Scritture, alla cautela per evitare di essere ingannato/a (Ef. 5:6; 1 Cor. 6:9; Gal. 6:7; Luca 21:8).
L’efficacia del peccato mediante l'inganno puo` essere compreso dalla facolta` dell’anima che ne viene affetta, cioe` la mente. Quando il peccato tenta di entrare nell'anima attraverso un altro ingresso, come per esempio le emozioni, la mente puo` scoraggiarlo esercitando il proprio diritto e sovranita`. Quando pero` e` la mente a essere imbrogliata, il potere del peccato deve essere grande perche` le emozioni a la volonta` semplicemente ne seguono i dettami. E` vero che il peccato invischia le emozioni e questo disturba, ma quando imbroglia la mente, questo e` pericoloso, dice Owen. Il ruolo della mente e` di guidare, dirigere, scegliere e essere a capo; e se la luce in noi e` oscurita`, quanto e` grande quell'oscurita`. Quando la mente e` totalmente ingannata dal peccato, l'impatto sulla persona e` devastante.
Owen continua il suo argomento circa la maniplazione del peccato considerando la natura dell'inganno.
[L'inganno] consiste nel presentare all'anima, o mente, le cose in modo diverso da cio` che sono, o circa la loro natura, cause e effetti, o circa la loro reale relazione con l'anima. Questa e` la natura generale dell'inganno e prevale in molti modi. Esso nasconde cio` che dovrebbe essere visto e considerato; occulta circostanze e conseguenze; presenta cio` che non c’e`, o le cose come non sono... e` una rappresentazione di un soggetto in modo camuffato, nascondendo cio` che e` indesiderabile, proponendo cose che in realta` in esso non ci sono, cosicche` la mente ne formuli un falso giudizio.68
Questi vari aspetti dell'inganno si possono vedere, dice Owen, nella prima tentazione. Come procedette Satana nel tentare i nostri progenitori? Lo fece presentando le cose come esse in realta` non erano. Eva vide il frutto e realizzo` che era desiderabile. Satana trasse vantaggio da questo e insinuo` che Dio stava impedendo la felicita` della coppia (cioe`, che Dio e` un tiranno capriccioso) richiedendo che essi non mangiassero da quell'albero. Naturalmente Satana occulto` ad Adamo e Eva anche il fatto della finale e eterna rovina spirituale.
Abbiamo visto fin qui che nel ritratto biblico del peccato viene dato un posto prominente all'inganno. Esso attacca la principale facolta` guida dell'anima, vale a dire la mente, presentando le cose in modo diverso da come sono cosicche` la mente, caduta nell'errore, verra` resa schiava del peccato. Ma, chiede Owen, come fa a fare questo? In che modo? In breve, procedendo per gradi, cioe` poco alla volta.
La manipolazione del peccato avanza poco alla volta sfruttando ogni progresso acquisito. Prima si prende cura di trattare con ogni resistenza a un certo peccato, poi propone qualcosa di buono che ne puo` venire, continuando a celare qualsiasi pensiero riguardo alle conseguenze dell'atto proposto. Esso nasconde e occulta i risultati, procede per gradi e continua a posizionarsi sicuro su qualche terreno gia` ottenuto. Questa progressione si puo` vedere in Giacomo 1:14-15.
Alcuni dei capitoli che seguono sono costruiti in larga misura su pensieri ricavati da Giacomo 1:13-15. Noi lo citeremo pertanto sia nella versione originale che nella Bibbia NET:
MhdeiV peirazovmeno legevtw o{ti ajpo qeou' peiravzomai: oJ gaVr qeoV ajpeivrasto ejstin kakw'n, peiravzei deV aujtoV oujdevna. 14e{kasto deV peiravzetai uJpoV th' ijdiva ejpiqumiva ejxelkovmeno kaiV deleazovmeno: 15ei a hJ ejpiqumiva sullabou'sa tivktei aJmartivan, hJ deV aJmartiva ajpotelesqei'sa ajpokuvei qavnaton.
1:13 Che nessuno quando e` tentato dica Sono tentato da Dio, perche` Dio non puo` essere tentato dal male e Egli stesso non tenta nessuno. 1:14 Invece ognuno e` tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce.1:15 Poi, quando la concupiscenza concepisce, partorisce il peccato, e quando il peccato e` compiuto, produce la morte.
Owen vuole fare due osservazioni generali riguardo al peccato in questo passaggio: (1) il peccato insito si batte per la morte eterna del peccatore: quando il peccato e` compiuto, produce la morte. E` cosa seria per un credente essere ingannato su questo punto, eppure realizzare e afferrare questo fatto e` un grande mezzo per sconfiggere il peccato; (2) il modo in cui generalmente il peccato cerca di realizzare i propri desideri e` mediante la tentazione: ognuno e` tentato quando e` invaghito e sedotto dai propri desideri. Owen dice che la vita della tentazione risiede nell'inganno; quindi, per quanto concerne il peccato, essere effettivamente tentati e essere sedotti o ingannati, sono la stessa cosa.69
Owen arguisce, da Giacomo 1:13-15, che ci sono cinque modi specifici in cui il peccato porta avanti la sua opera di tentare o ingannare, e cioe`: (1) con il dirottare la mente dai suoi doveri principali; (2) con l’irretire; (3) con il concepire il peccato; (4) col produrre l'effettiva attuazione del peccato e (5) finendo o completando il peccato con la morte. Vediamo piu` da vicino il primo di questi.
Secondo Owen, la mente ha due doveri che sono relativi al suo ruolo di guida e direttore. Primo: la mente deve mantenere l'intera anima in un'attitudine di obbedienza. Secondo: la mente deve assicurasi che tutti i nostri particolari doveri di fronte a Dio siano eseguiti secondo i desideri di Dio, cioe` che tutti gli atti di obbedienza siano eseguiti nel giusto momento, modo e tempo. Il resto di questo capitolo si basera` su una considerazione di questo primo dovere.
Il primo dovere della mente e` in qualche modo globale se paragonato al suo secondo, piu` specifico dovere. In poche parole, il primo dovere e` di mantenere l'intera anima in uno stato o attitudine tale, da far si` che essa sia pronta a ubbidire meticolosamente al Signore. La mente deve percio` essere attentamente vigile rispetto alle manipolazioni del peccato.
Ora, secondo Owen, questo dovere globale della mente ha due aspetti. Essi sono: (1) ponderare su se stessi, il peccato e la sua bassezza, e (2) pensare costantemente a Dio, alla Sua grazia e bonta`. Il peccato insito si adopera per deviare la mente da questi due elementi del dovere primario.
Primo: il peccato cerca di deviare la mente da una costante e giusta considerazione della sua bassezza e dal pericolo che l'accompagna. Owen dice:
…una doverosa, costante considerazione del peccato, della sua natura, di tutte le sue circostanze aggravanti, delle sue conclusioni e tendenze, come e` particolarmente evidente nel sangue e nella croce di Cristo, dovrebbe sempre essere presente in noi... Ogni peccato e` un ripudiare il Signore nostro Dio. E` cosa iniqua e amara se il cuore non sa, se non pondera: iniqua in se stessa e amara nei suoi effetti, frutti e risultati; non sara` mai protetto contro il peccato.70
Questa doverosa e costante considerazione della bassezza del peccato, puo` essere acquisita solamente da coloro che vivono con umilta`, nel timore del Signore (Isa 57:15). Questo naturalmente e` cio` che la Scrittura prescrive come precetto e esempio. Pietro dice che noi dovremmo vivere le nostre vite qui come stranieri, in reverente timore: timore di peccare contro Dio e soffrire perdite per mano del Giudice imparziale (1 Pietro 1:17-19). Giuseppe e` il classico esempio di qualcuno che, quando incitato a commettere adulterio, si chiese come avrebbe potuto fare una cosa simile contro Dio (Gen. 39:9; cf. Giobbe 28:28).
Ora, il peccato tenta di deviare la mente dal proteggere l'anima entro questa umile struttura. Esso cerca di impedire alla mente di considerare il peccato, i suoi sviluppi e conseguenze, proponendo all’infinito false scuse. Fa questo in due modi: (1) mediante un mostruoso abuso della grazia del Vangelo, e (2) in accordo con lo stato e condizione degli uomini nel mondo. Esploriamo per un momento queste due idee.
Per prima cosa, il peccato abusa della grazia offerta nel Vangelo. Il Vangelo e` la cura per ogni e qualunque peccato e ci annuncia la graziosa volonta` di Dio verso i peccatori. Certa gente pero`, a causa della manipolazione del peccato, equivoca l'efficace natura della grazia e distorce il favore di Dio facendone un'occasione di licenza. Questo pero` non e` certamente il Vangelo della grazia di Dio. Al contrario, ascoltate cosa dice Paolo circa cio` che la grazia produce e la conclusione a cui mira:
Tito 2:11 Infatti la grazia di Dio e` apparsa portando salvezza a tutti. 2:12 Ci insegna a rinuziare all'empieta` e alle passioni mondane, a vivere in questo tempo sobriamente, rettamente e in modo santo, 2:13 aspettando la beata realizzazione della nostra speranza nell'apparizione gloriosa del nostro grande Dio e Salvatore, Gesu` Cristo. 2:14 Egli ha dato Se Stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquita` e purificare per Se Stesso un popolo che veramente Gliappartenga, zelante nel fare il bene.
Filippesi 1:27 Soltanto, comnportatevi in modo degno del vangelo di Cristo affinche`, sia che io venga a vedervi sia che io resti lontano, senta dire di voi che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del vangelo.
Efesini 4:20 Ma voi non e` cosi` che avete imparato a canoscere Cristo, 4:21se veramente gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti secondo la verita` che e` in Gesu`, 4:22 avete imparato, per quanto concerne la vostra condotta di prima, a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe segendo le passioni ingannatrici, 4:23 e a essere rinnovati nello spirito della vostra mente, 4:24 e a vestirvi dell’uomo nuovo che e` creato a immagine di Dio, nella rettitudine e santita` che procedono dalla verita`.
Da questi passaggi e` chiaro che la grazia di Dio, espressa nel vangelo e mediante il vangelo, porta a santita` e non a licenza. Coloro che affermano di conoscere il vangelo eppure continuano a seuire i loro desideri carnali, non hanno ancora afferrato il messaggio del vangelo. Tali persone usano spesso la dottrina del completo e gratuito perdono di Dio come opportunita` per peccare. Questo naturalmente e` l’inganno che Paolo denuncia in Romani 6:1: “Rimarremo forse nel peccato affinche` la grazia possa accrescersi ?” Paolo giustamente denuncia un tale pensiero: “Non sia mai.” Nondimeno, Giuda dice che ci sono alcuni che pervertono la grazia di Dio in una dottrina di licenza (Giuda 4). D’altra parte, quando la riflessione sulla grazia di Dio rende il cuore umile davanti a Lui, cauto e con odio verso il peccato, questo e` un reale segno che la vera luce del vangelo e la sua saggezza sono entrati nell’anima.
Per essere piu` specifici, il peccato abusa la grazia del vangelo in numerosi modi. Ci porta a trattare con leggerezza il conforto offerto dal vangelo. L’anima puo` stancarsi, bisognosa com’e`, di andare al trono della grazia molte volte al giorno per perdono, misericordia e grazia. Ne risulta che puo` cominciare a trattare tali doveri superficialmente e come pura formalita`. Dobbiamo essere cauti al riguardo. Il peccato spinge anche l’anima, sulla base della misericordia del vangelo, ad andare oltre i confini che Dio ha stabilito per noi, specialmente i confini che hanno a che fare con la sensualita`. Infine, il peccato cerca anche di spingere la mente a non lottare correttamente contro la tentazione. Spesso lo fa evidenziando ai nostri occhi il perdono di Dio, mentre continua a incoraggiarci a peccare. Arriva persino a pervertire la conoscenza del fatto che Dio non ci abbandonera` mai: anche questo diventa una scusa per cedere alla tentazione. Ora, la dottrina del perdono totale e gratuito e` vera, ma non porta, se correttamente compresa, all’antinomianismo (cioe`, anarchia).
Vediamo ora il secondo modo in cui il peccato cerca di impedirci un’appropriata considerazione della sua bassezza. Questo ha a che fare con il cambiamento di condizione degli uomini quando invecchiano. Nei giorni della giovinezza degli uomini (per “uomini” Owen intende tutte le persone) le emozioni operano piu` intensamente e con maggiore forza di quanto facciano piu` avanti nella vita. Ma come le passioni cominciano a diminuire nelle cose fisiche, cosi` pure avviene nelle cose spirituali. Pertanto con il decrescere di queste emozioni, viene anche a diminuire il senso della presenza e colpa del peccato. La mente viene in questo modo deviata dalla doverosa considerazione della bassezza e dell’infamia del peccato mediante il decrescere delle passioni. Owen dice:
Nessuno e` peccatore quanto colui che ha spazzato via le proprie convinzioni circa il peccato. Quale ne e` la ragione? Il senso del peccato, nelle loro convinzioni, era fissato sulle loro passioni. Quando ando` diminuendo, essi non si presero cura di averlo fissato profondamente e con grazia nelle loro menti. Di questo li privo` la manipolazione del peccato, rovinando cosi` le loro anime. In qualche misura e` cosi` per i credenti. Se, quando la consapevolezza verso le passioni diminuisce ed essi diventano pesanti e letargici, non viene usata molta saggezza e grazia per fissare il dovuto senso del peccato nella mente e nel giudizio, ne deriveranno grandi corruzioni per provocare, eccitare, accrescere e risvegliare giornalmente le emozioni.71
Secondo, il peccato cerca di deviare la mente dal suo santo dovere di riflettere su Dio e la Sua grazia che e` “la fonte dell’obbedienza evangelica”. Il peccato fa questo riempiendo la mente con cose e considerazioni materiali. Eppure l’apostolo sollecito` i Cristiani a fissare le loro menti su cose celesti, non su cose terrene (Col. 3:2). Non possiamo amare sia il mondo che il Signore. Dobbiamo scegliere. Giovanni ci disse di non amare ne` il mondo ne` le cose del mondo (1Giov. 2:15).
Percio` la mente deve portare a scegliere chi sara` il padrone. Il peccato pero` cerca di offuscare questa scelta e dirotta la mente dalla corretta attenzione dovuta a Dio e alla sua grazia. Accade che il peccato usi spesso cio` che e` buono e giusto per raggiungere questo scopo. Per esempio, le persone che mancarono di rispondere al messaggio di Gesu` perche` dovevano andare ad arare i loro campi e accudire i loro buoi, rappresentano il modello di coloro che permettono che buone e giuste responsabilita` di questo mondo usurpino il posto di Dio nella vita. Come disse Paolo, essi mancarono di comprendere che il mondo sta per aver fine e lo stavano usando come se dovesse esistere eternamente.
Considereremo gli specifici doveri della mente nei successivi capitoli. Questo titolo e` incluso qui affinche` il lettore possa seguire piu` facilmente e magari richiamare piu` tardi, la traccia dell’argomento di Owen.
La tesi primaria di Owen in questo trattato e` di dimostrare che il peccato insito opera con grande potere nei Cristiani. Egli ha arguito che il potere del peccato deriva largamente dal fatto che e` inimicizia verso Dio e risiede in un cuore manipolatore e imperscrutabile. Egli dice che il peccato esprime la propria inimicizia in due modi: (1) con avversione e odio verso Dio, e (2) osteggiando Dio. Egli aggiunge inoltre che il peccato osteggia Dio in due modi: (1) con la forza e (2) con l’inganno. Abbiamo visto che la forza causa le concupiscenze del peccato, il suo lottare e osteggiare, i suoi tentativi di prendere prigioniera l’anima e l’intrinseca pazzia. In questo capitolo abbiamo cominciato la discussione del potere che il peccato insito riceve grazie al suo inganno.
Che il peccato persegua la sua opera prevalentemente mediante l’inganno e` fuori dubbio. Molti testi biblici lo mettono in chiaro. E questo inganno inizia nella mente e procede per gradi, sempre ricercando la morte del peccatore e facendo i suoi progressi attraverso le tentazioni. Giacomo 1:14-15 punta a queste due realta`.
Quindi, il peccato cerca di sviare la facolta` guida dell’anima, cioe` la mente, dall’attendere ai suoi due doveri cardinali: (1) mantenere l’intera anima in un’attitudine di obbedienza, e (2) assicurarsi che tutti i nostri meticolosi o specifici doveri di fronte a Dio siano eseguiti in accordo con cio` che Dio desidera, cioe` che tutti gli atti di obbedienza siano compiuti nel giusto momento, modo e tempo.
Ora, secondo Owen, ci sono due apetti nel primo dovere della mente di mantenere l’anima in un’attitudine di obbedienza. Essi sono: (1) considerare adeguatamente se stessi, il peccato e la sua bassezza, e (2) riflettere costantemente su Dio, la sua grazia e la sua bonta`. L’obbiettivo di Owen in questo capitolo era di trattare solamente questi due aspetti del primo dovere della mente. Egli trattera` gli altri aspetti di questo primo dovere, nonche` il secondo dovere, nei capitoli successivi.
Per quanto concerne il considerare noi stessi, il peccato e la sua bassezza, il peccato insito cerca di indurre la mente ad abusare della grazia (quando noi trattiamo con leggerezza i nostri doveri o usiamo la misericordia come occasione per peccare) e sviare l’attenzione dalla doverosa considerazione della bassezza del peccato quando diventiamo piu` vecchi e le nostre emozioni diminuiscono. Il peccato insito svia la mente dal riflettere su Dio e la sua grazia anche colmandola di preoccupazioni terrene, preoccupazioni che mettono a tacere Dio e la sua volonta` per le nostre vite. Da questo breve capitolo risulta chiaro che i Cristiani devono osservare scrupolosamente (ma non con un’attitudine di timore) i modi in cui il peccato cerca di ingannare la mente.
64 VI:158-59.
65 VI:211.
66 VI:212.
67 VI:213.
68 VI:213-14.
69 VI:215.
70 VI:217.
71 VI:222.